Page 169 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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estera a cedere il proprio portafoglio all’INA), Pietro Verardo, Umberto Clerici,
Francesco Guerra, Orazio Paretti, Giovanni Rosmini. La gestione corrente era af-
fidata a un comitato permanente composto dal presidente Stringher, dai consiglieri
Beneduce e Verardo, e dal direttore generale Tocci. Tra settembre e dicembre il
consiglio d’amministrazione approvò il capitolato di concessione delle agenzie
generali, le procedure per le cessioni di portafoglio e per la loro valutazione, i
criteri di calcolo delle riserve matematiche, e le prime tariffe.
Il compito di tradurre le direttive politiche di Nitti in scelte tecniche operative
ricadde soprattutto su Beneduce. In sostanza, fu lui a occuparsi di “una serie di
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scelte pratiche il cui elenco riassume gran parte della storia aziendale” : cessioni
di portafogli, assegnazioni di agenzie, emissione di polizze senza visita medi-
ca, definizione dei criteri per i conti patrimoniali e d’esercizio, elaborazione del
primo bilancio tecnico, che vide poi la luce durante la guerra. Questa diuturna
collaborazione non solo confermò l’affinità di vedute fra Beneduce e Nitti, ma
mise in luce le doti del primo come uomo d’affari, oltre che come tecnico: doti
che sarebbero state messe a frutto negli anni successivi. Fra le pratiche affidate
a Beneduce vi era anche la sistemazione della Cassa Mutua Pensioni di Torino:
questa aveva raccolto, facendo balenare la possibilità di utili cospicui a fronte
investimenti modesti, più di 300.000 adesioni. Non riuscendo poi a mantenere gli
impegni, si era trasformata in un fattore di turbamento nella raccolta del rispar-
mio, causando problemi di ogni genere. La soluzione del problema fu individuata
nella trasformazione dei soci della Cassa in assicurati INA: questa fu attuata tra il
1913 e il 1915, sotto la regia di Beneduce, con gradualità e con successo.
La Banca Italiana di Sconto
Con l’inizio della prima guerra mondiale nell’estate del 1914, il sistema italia-
no del credito entrò in una fase di ulteriore riduzione del già scarso aiuto creditizio
alle imprese, perché le banche temevano di trovarsi a fronteggiare un’ondata di
ritiro dei depositi e non volevano privarsi di liquidità. D’altra parte, il sistema
industriale aveva necessità di incrementare le produzione, in previsione di un au-
mento della domanda, soprattutto in settori come il siderurgico, l’elettrico e il
tessile. Quello dei finanziamenti all’industria, come si è già visto, rappresentava
un assillo per le imprese italiane fin dal 1907, ma l’andamento non brillante dell’e-
conomia e la crisi del Banco di Roma avevano acuito il problema, e la guerra agì
da catalizzatore convincendo ambienti, che fino a quel momento avevano avuto
scarse occasioni e motivazioni per unire le proprie forze, a collaborare attorno
all’obiettivo comune di dar vita a un grande organismo bancario che raccogliesse
13 A. Longo, Il contributo di Alberto Beneduce, cit., p. 10.

