Page 170 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             e concentrasse “una parte notevole del capitale investito in alcuni istituti bancari
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             già esistenti” . Riprese pertanto quota il progetto, che circolava da qualche tempo,
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             per una fusione tra la SBI, la Società di Credito Provinciale e il Banco di Roma .
                Se questo progetto si fosse realizzato avrebbe dato vita al più grande istituto di
             credito dell’epoca, e la concentrazione bancaria che ne sarebbe risultata attirava
             le critiche di molti osservatori economici. Comunque, per ragioni non chiare, la
             combinazione col Banco di Roma non si realizzò, e il progetto del nuovo istituto
             vide come comprimarie le altre due banche. Alle esigenze generali del mondo in-
             dustriale, si aggiungevano altre motivazioni: innanzitutto la possibilità, fino a quel
             momento solo sperata, di rovesciare il “rapporto di sudditanza” verso le banche,
             che certamente interessava ad esempio al gruppo di comando dell’Ansaldo, cioè
             i fratelli Perrone; e poi l’opportunità – per altri personaggi non meno importan-
             ti – di affrancarsi dalla “tutela” della Banca Commerciale, cioè in ultima analisi
             dei capitali tedeschi. A questo si aggiungeva l’azione della finanza francese, già
             presente in Italia, che dopo lo scoppio della guerra cercava di mettere in forse la
             preminenza della Banca Commerciale e l’influenza che questa esercitava sulle
             scelte italiane. Una preminenza che lo sbarco in forze delle banche francesi nella
             SBI e nella Società di Credito Provinciale non era in realtà riuscito a mettere in
             discussione.
                Per Antonio Salandra, poi, che nel marzo 1914 era subentrato a Giolitti nella
             guida del governo, e che in novembre aveva dato vita a una nuova compagine,
             maggiormente caratterizzata in senso interventista, era necessario procurarsi un
             appoggio finanziario che si contrapponesse alla Banca Commerciale, neutralista
             e quindi “giolittiana”: il che lo spingeva a guardare con favore a un progetto che
             si caratterizzava come fortemente nazionalista e in cui era presente l’influenza
             francese. La realizzazione del progetto da parte di un insieme di interessi a cui
             il conflitto mondiale avrebbe fornito obiettivi comuni suonava infatti come una
             dichiarazione di guerra anche al maggiore istituto italiano di credito ordinario, e
             alle sue alleanze politiche. Il maggior “patrono” politico del progetto era comun-
             que Nitti, e il capofila bancario dell’operazione era Pogliani, l’uomo-guida della
             Società di Credito Provinciale. Le prime tracce di una corrispondenza diretta tra
             i due risalgono all’aprile 1914, e Pogliani tenne sempre informato Nitti degli svi-
             luppi delle trattative che andava conducendo, ma è soprattutto negli ultimi mesi
             del 1914 che Nitti lavorò attivamente nell’attuazione del progetto.
                Egli si incaricò direttamente della stesura dello Statuto della nuova banca, e
             “si impegnò in prima persona nella raccolta dei capitali necessari, rivolgendosi in
             particolare agli ambienti industriali e commerciali del Mezzogiorno e si incaricò,
             tra l’altro, di convincere Guglielmo Marconi ad accettare la carica di presidente


             14  A.M. Falchero, La Banca Italiana di Sconto, cit., p. 31.
             15  Sulla nascita della Banca Italiana di Sconto, ivi, pp. 31-50
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