Page 28 - Le donne nel primo conflitto mondiale - Dalle linee avanzate al fronte interno: La grande guerra delle italiane - Atti 25-26 novembre 2015
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LE DONNE NEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE 28
cialisti. Quello che appare evidente è la necessità di una inclusione organica della storia
delle donne all’interno della storia generale, lasciando cadere paletti e preclusioni.
Negli anni della guerra furono introdotti molti elementi di emancipazione tra le
donne che impararono a muoversi in autonomia, ma tali mutamenti ebbero un carat-
tere in gran parte transitorio e quando la guerra terminò, tutto rientrò nell’alveo della
tradizione.
Nell’immaginario collettivo furono valorizzati solo i compiti svolti dagli uomini e
all’eroe di guerra fu affiancata la figura della madre che aveva donato i figli alla patria e
della vedova di guerra. L’apporto delle donne allo sforzo bellico fu presto dimenticato
da una classe politica non ancora disposta a riconoscere concretamente le donne come
parte essenziale della nazione. L’unico risultato concreto fu la legge n. 117 del 17 giugno
1919 che riconobbe finalmente la loro capacità giuridica. Fu abolita l’autorizzazione
maritale e le donne furono ammesse ad esercitare tutte le professioni e a ricoprire i
pubblici impieghi.
La situazione creatasi negli anni di guerra aveva già prodotto alcuni cambiamenti di
fatto sul piano giuridico. L’autorizzazione maritale era stata sospesa per consentire alle
donne di svolgere in autonomia ogni tipo di operazione finanziaria.
In deroga alle disposizioni del codice civile, i sussidi per le famiglie dei soldati veni-
vano versati direttamente alle mogli .
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Nel 1920 però, nel regolamento di attuazione della legge n.117/1919, furono ag-
giunti molti limiti all’effettiva possibilità di ricoprire i ruoli di maggior prestigio.
Le donne che avevano ricoperto incarichi lavorativi temporanei per lo Stato come
impiegate, funzionarie, maestre vennero stabilizzate (decreto 23 ottobre 1919), ma
molte altre dovettero lasciare il posto agli uomini che tornavano dalla guerra o dalla
prigionia. Il lavoro femminile non era stato legittimato del tutto, ma continuava ad
essere considerato ausiliario e comunque sostitutivo di quello maschile; denigrato da
tutti, persino dai socialisti. Il crollo dell’occupazione nelle industrie belliche o comun-
que legate all’economia di guerra provocò aspre polemiche nei confronti delle donne
che lavoravano, soprattutto contro le impiegate, le signorine in camicetta bianca.
Furono licenziate le donne che svolgevano un lavoro nei laboratori adibiti alla
confezione delle uniformi e le operaie addette alla fabbricazione di munizioni. Si cer-
cava di sottolineare in tutti i modi il carattere temporaneo dell’occupazione femminile
in tempo di guerra.
21 Soldani S., Donne senza pace cit., p. 31.
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