Page 23 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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IntroduzIone e apertura deI lavorI 23
di Savoia-Aosta Duca degli Abruzzi, fu il salvataggio dello sconfitto Esercito
serbo, oltre al Re Pietro I e al Principe Ereditario Alessandro. Dal 12 dicembre
1915 al 9 febbraio 1916, 45 navi militari italiane, 25 francesi e 11 britanniche
compirono centinaia di traversate da Medua, Valona e Durazzo in Albania all’I-
talia, evacuando 260.895 soldati e rifugiati, trasferendone poi la maggior parte
a Corfù, mentre i prigionieri Austro-ungarici furono inviati nelle isole di Lipari
e dell’Asinara. Contemporaneamente un Corpo di spedizione italiano di 73.355
uomini sbarcò in Albania, la maggior parte della quale era occupata dalle truppe
Austro-ungariche, mentre anche Bulgaria e Grecia si impadronirono di piccole
porzioni di territorio albanese.
Sia perché vi è una specifica relazione, sia perché l’impiego dell’arma aerea
non aveva ancora acquisito rilievo strategico, mi limiterò a ricordare che il 7
aprile 1916 a Medeuzza, frazione di San Giovanni al Natisone, il Tenente Conte
Francesco Baracca ottenne la sua prima vittoria colpendo e costringendo all’at-
terraggio un ricognitore Hansa-Brandenburg C.I, austro-ungarico.
Dal punto di vista della Storia delle relazioni internazionali il 1916 fu meno
significativo del 1917, vero anno chiave dell’evoluzione e trasformazione della
guerra. Comunque alcuni importanti sviluppi dell’anno successivo ebbero la loro
origine o i loro precedenti nel 1916. In febbraio la Marina tedesca riprese la guer-
ra sottomarina indiscriminata, sospesa nel settembre 1915 dopo l’affondamento
nel maggio precedente del transatlantico britannico lusitania, con la morte di
123 cittadini americani e la conseguenza di una seria crisi con Washington. Nel
maggio 1916 la guerra sottomarina indiscriminata fu sospesa di nuovo; la sua
ripresa il 31 gennaio 1917 sarà una delle ragioni, o pretesti, per la dichiarazione
di guerra degli Stati Uniti alla Germania.
Lo scambio di lettere dal 14 luglio 1915 al 30 gennaio 1916 tra l’Alto Com-
missario britannico in Egitto Sir Henry McMahon e Hussein bin Ali, Sceicco
della Mecca, preparò la strada alla grande rivolta araba, che scoppiò il 5 giugno.
Tuttavia il 16 maggio precedente gli accordi preparati dal Tenente Colonnel-
lo e deputato Sir Mark Sykes e dal diplomatico François Marie Georges-Picot
avevano prefigurato una spartizione delle parti arabe dell’Impero ottomano in
zone d’influenza britanniche e francesi. La dichiarazione Balfour del 2 novem-
bre 1917 che esprimeva il favore di Londra ad una «national home» ebraica in
Palestina darà il tocco finale ad un nodo tuttora irrisolto.
La morte il 21 novembre dell’Imperatore Francesco Giuseppe I dopo 68 anni
di regno segnò simbolicamente la fine di un’era. Il suo successore Carlo cercherà
invano nel 1917 di ottenere una pace di compromesso. Già nel dicembre 1916 gli
Imperi Centrali lanciarono un’iniziativa di pace, priva però di proposte concrete
e mirante soprattutto ad anticipare una mossa diplomatica americana che richie-
deva ai belligeranti di dichiarare i loro scopi di guerra.
Anche il Papa Benedetto XV avrebbe atteso il 1917 per avanzare la sua pro-

