Page 311 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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III SeSSIone - L’evoLuzIone tecnIco-mILItare deLLa guerra           311



             battaglione della Guardia di finanza.  Quest’ultimo, unitamente al XVII, avrebbe
             poi dovuto seguire il fondo val d’Astico, sulla riva sinistra fino al ponte della
             Pria, attraverso cui  sarebbe dovuto passare sulla destra del torrente fino alle
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             trincee di Seghe di Velo .
                Oltrepassata  Torre  Alta,  i  reparti  in  ritirata  vennero  però  investiti  da  un
             violento fuoco avversario fino al Ponte della Pria e Camugara e ciò provocò
             la necessità di emanare l’ordine di ritirata per squadre per potersi sottrarre alla
             cattura,  lasciando ai singoli la scelta degli stretti varchi per trafilare, lasciati dai
             nemici che già stavano rastrellando i superstiti.
                Il nemico aveva potuto prevenirli sul punto di obbligato passaggio poiché, a
             seguito della perdita di Monte Cimone, il battaglione Mercatour si era già ritirato
             sulle nuove linee, dove doveva sostituire il IX battaglione, senza attendere il
             ripiegamento degli altri due, il V ed il XVII, che vennero così trovarsi scoperti in
             asseto di marcia e non di combattimento.
                Fu  quindi l’imprevisto movimento del battaglione  alpini a provocare
             l’accerchiamento dei due battaglioni che stavano ritirandosi, poiché il nemico
             aveva  potuto  sbarrare  impunemente  il  loro  ripiegamento, mentre  il  V, sulla
             sinistra Astico poté muovere in condizioni relativamente migliori.
                Il ponte sulla Pria era un punto obbligato di passaggio, ma era tenuto sotto
             costante  tiro di mitragliatrici nemiche.  Per i  reparti  in ritirata  fu giocoforza
             guadare l’Astico, gonfio per le piogge dei giorni precedenti. Alcuni finanzieri ,
             travolti dalla corrente, annegarono e molti altri, per non essere travolti, dovettero
             abbandonare armamento ed equipaggiamento.
                 A prezzo di notevoli sforzi e gravi perdite (2 ufficiali morti 6 feriti, 3 dispersi;
             12 morti, 170 feriti e 85 dispersi tra graduati e finanzieri)  i superstiti a sera
             giunsero entro le linee  italiane a Meda.  Furono ingiustamente  accusati  di
             sbandamento in fronte al nemico e tenuti per 48 ore in un campo senza riparo
             sotto la pioggia, nonostante vi fossero dei ripari nelle vicinanze.
                Nella situazione caotica dei reparti italiani in ritirata, gli alti Comandi non
             avevano ben chiara la situazione e cercavano di trovare dei responsabili del
             disastro che si stava profilando.
                Soltanto  qualche  giorno  dopo  ci  si  rese  conto  che  i  finanzieri  erano  stati
             gli ultimi ad abbandonare la linea avanzata in val d’Astico e che le condizioni
             deplorevoli  in cui si erano presentati  nelle nuove linee italiane  dipendevano
             esclusivamente  dalla contraddittorietà  degli ordini ricevuti, che comunque
             avevano eseguito al meglio, date le circostanze.
                Emblematico  di queste vicende è il caso dell’abbandono  di Forte Ratti.
             La fortificazione non aveva ormai più alcuna valida funzione militare ed era


             6  Marcello Ravaioli, La Guardia di finanza nella Grande Guerra 1915 – 1918, Ente ed.  della
                G. di F.,2015, pag. 149.
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