Page 312 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
P. 312

312           il 1916. EvoluzionE gEopolitica, tattica E tEcnica di un conflitto sEmprE più EstEso



             stata abbondantemente  superata ai lati da consistenti forze nemiche, quando
             il  comandante  del  settore  aveva ordinato  al  presidio di distruggere  le  cupole
             corazzate e di ritirarsi. Qui si trovavano un plotone del XVII battaglione ed i
             genieri incaricati del brillamento.
                L’ordine  era  pervenuto  quando  la  ritirata  non  era  più  possibile  perché  i
             difensori erano completamente circondati  e molto lontani dalle nuove linee
             italiane;  pertanto, ritenuta inutile ogni resistenza avevano deciso di arrendersi.
                Ad occupare il forte era giunto dalle  retrovie  un tenente austriaco  non
             appartenente  ai  reparti  avanzati  che  controllavano  e  circondavano  a  distanza
             la fortificazione. Egli provvide di iniziativa a segnalare direttamente al Corpo
             d’Armata, da cui direttamente dipendeva, di “aver conquistato Forte Ratti”.  La
             notizia, rimbalzata subito a Vienna, ebbe un enorme rilievo mediatico, fruttò al
             tenente la massima decorazione austriaca al Valor Militare e fu pubblicata con
             rilievo sul bollettino di guerra austriaco.
                Il generale  Cadorna, appresa la notizia  proprio dal bollettino  austriaco,  si
             infuriò ed inviò un generale a svolgere un inchiesta in loco con l’ordine perentorio
             di “fucilare il responsabile della cattura nemica del forte”.
                 L’inquirente, giunto sul posto si rese conto immediatamente che il responsabile
             era il generale Gonzaga comandante  del settore (esisteva un ordine scritto),
             ma anche che non vi era alcuna ragione per non abbandonare la fortificazione,
             peraltro ormai abbondantemente aggirata dai nemici.
                Egli con vari espedienti prolungò a lungo l’inchiesta, fino a quando, ormai
             definitivamente arrestata l’offensiva austriaca, anche per merito della strenua
             difesa della brigata comandata dal generale Gonzaga, fu possibile rabbonire il
             generale Cadorna e far passare la vicenda nel dimenticatoio.
                Anche da parte austriaca vi furono complicazioni: il colonnello che comandava
             il reggimento che  aveva sorpassato il forte e lo aveva completamente circondato,
             ma che aveva ritenuto inutile distaccare un reparto per prendere possesso del
             forte che a quel punto non costituiva più un obiettivo dell’avanzata, protestò a
             lungo e più volte per la decorazione concessa al tenente e non al suo reggimento,
             ma tutte le sue istanze per far riconoscere al suo reparto il merito della conquista
             di forte Ratti non ebbero risposta.
                 Il 1° giugno i battaglioni della Guardia di finanza erano di nuovo in linea:
             una compagnia del XVII era giunta in aiuto dei resti della brigata Granatieri di
             Sardegna che si battevano eroicamente sul Cengio.
                Sull’Altopiano di Asiago il I battaglione aveva preso posizione fin dai primi
             giorni della guerra inquadrato nella 34ª divisione.  Passò poi a presidiare il Col
             Santo, in Vallarsa, per tornare poi sull’Altipiano, distinguendosi sul Costesin,
             accanto  alla brigata Ivrea, conducendo continue azioni  di pattuglia  contro il
             battaglione  cacciatori  austriaco contrapposto, il cui comandante  ricorderà, a
             guerra finita, che i finanzieri molestavano i suoi con le loro pattuglie ed anche se
   307   308   309   310   311   312   313   314   315   316   317