Page 313 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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III SeSSIone - L’evoLuzIone tecnIco-mILItare deLLa guerra 313
feriti continuavano a combattere per non essere catturati.
Ma fu soprattutto nei giorni cruciali della battaglia, dal 20 al 28 maggio
1916, che il reparto scrisse una della pagine più belle della storia del Corpo. Il
battaglione, entrato a far parte di un reggimento misto, resistette tenacemente
all’avanzata austriaca e si distinse anche nella successiva ritirata subendo
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gravissime perdite .
Anche se i resoconti ufficiali non ne parlano, i molti caduti ed i decorati al
valore confermano che nelle giornate iniziate sul Costesin e vissute nel tormento
della ritirata, tennero fermo l’onore del Corpo.
Il ripiegamento del I^ battaglione fu condotto con ordine, ma ciò non impedì
che il comandante interinale del reparto fosse deferito al Tribunale di Guerra con
l’accusa, falsa, di essersi ritirato senza avvertire il reparto contermine, accusa
smentita dal comandante del reggimento bersaglieri interessato .
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Il Tribunale militare, notoriamente non incline a concedere sconti, assolse
l’ufficiale “per inesistenza del fatto”, ma l’episodio, assieme alle affrettate ed
ingiuste valutazioni sui tre battaglioni che avevano operato sul fondo della Val
d’Astico, concorse a formare un giudizio negativo nei confronti dei reparti della
Guardia di finanza.
Il pregiudizio fu certamente agevolato, oltre che dalla concitazione del
momento, dalla particolare condizione dei battaglioni, privi di referenti presso
i comandi di grande unità, isolati e spesso frazionati, in un ambiente che li
considerava ancora sostanzialmente estranei. Era quindi naturale che i comandi,
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per stornare le proprie responsabilità, addebitassero ai finanzieri colpe non loro .
Tanto bastò, in ogni modo, perché il Comando Supremo adottasse il
provvedimento di ridurre alla metà i 18 battaglioni, ormai dissanguati e che non
era possibile ripianare con finanzieri provenienti dall’interno. Fu anche disposto
che i battaglioni superstiti non fossero impiegati in prima linea, ma questa
direttiva fu elusa dai comandi subordinati, che avevano piena fiducia in essi e
non erano disposti a privarsi di reparti affidabili.
Un mese dopo, furono tratte dal V battaglione le pattuglie di punta per il
tentativo di riconquistare il Monte Cimone, un’aspra montagna che si eleva di
800 metri sulla piana sottostante con pendici ripide e rocciose a nord di Arsiero
e costituiva un saliente dal quale gli austriaci dominavano le vallate circostanti.
I comandi italiani avevano deciso di occupare la posizione investendo la
montagna da due lati. Un reggimento doveva attaccare da ovest, mentre un altro
7 L. Malatesta, La Guardia di finanza durante la Strafexpedition, in Rivista della Guardia di
finanza, anno 2010, n. 2, pag.2524 e seg..
8 Sante Laria, Le Fiamme Gialle d’Italia nei fasti di guerra e del patriottismo italiano – Parte II,
Ed. L. Alfieri, Milano, 1930, pag. 113.
9 P.P. Meccariello, Storia della Guardia di finanza, cit., pag. 120.i

