Page 337 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             pacate, che non vedevano in ogni prigioniero italiano che aveva “scelto l’Italia”
             un pericoloso irredentista. Vi fu, sempre tra gli addetti alla censura, chi sotto-
             lineò come non tutti fossero dei traditori, in quanto la scelta era avvenuta in
             condizioni estreme, sotto il peso delle pressioni italiane, la minaccia di un trat-
             tamento peggiore, l’influenza di notizie false che parlavano di Trento e Trieste
             definitivamente liberate dall’esercito italiano, ecc. Per molti, dunque, una scelta
             presa non contro l’Austria, ma nel tentativo di sottrarsi a una situazione di enor-
             me difficoltà e sofferenza e di salvare la propria vita .
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             4. Conclusioni
                Nelle pagine precedenti abbiamo continuamente fatto riferimento ai soldati
             di lingua italiana dell’esercito austro-ungarico definendoli sbrigativamente come
             “italiani”. Lo abbiamo fatto assumendo la definizione che di essi davano sia le
             autorità austriache che quelle italiane, ma anche molta della storiografia che ne
             ha fatto oggetto di studio, specie quella sviluppatasi nei primi decenni del dopo-
             guerra. Per gli uni come per gli altri quella definizione presupponeva un’identi-
             ficazione di tipo nazionale, che i primi leggevano come un fattore disgregatore
             dell’Impero, i secondi come un elemento legato strettamente all’irredentismo
             politico. In realtà, a leggere i diari e le lettere di questi soldati si può facilmente
             notare come tutt’altro che dominante fosse l’esigenza di dichiarare la propria
             appartenenza nazionale e come invece fosse assai più frequente il riferimen-
             to identitario alla propria valle, al proprio paese o città. Una chiara e univoca
             identificazione nazionale era ricercata ossessivamente e pretesa dalle istituzioni
             austriache e italiane che sui soldati posavano il loro sguardo indagatore, appli-
             cando però categorie poco significative per la maggior parte degli uomini in di-
             visa. Se scorriamo le decine di lettere intercettate dalla censura austriaca e scritte
             dai Kirsanover alle prese con la difficile e lacerante scelta tra la prospettiva del
             trasferimento in Italia e il rimanere prigionieri in Russia notiamo come la moti-
             vazione nazionale fosse del tutto minoritaria. Certo, vi era chi sottolineava la vo-
             lontà di restare fedeli all’Austria (“restiamo fermi sotto la nostra bandiera”; “non
             abbiamo voluto rompere il giuramento”) o al contrario di voler fare dell’Italia
             la nuova patria (“Ce ne andiamo insieme, uniti, colmi di sentimento d’italianità,
             per vendicare il comportamento dei barbari”) . Ma assai più numerosi erano co-
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             loro che manifestavano una grande incertezza di fronte alla difficile scelta (“Ah,


             73  ÖSta, Ka, aoK, GzNB, zensurabt. Res 4658, 1917, Karton 3751, “lrredenta. Mai  Be-
                 richt” del console  von Stiassny, Wien,  1.6.1917; ÖSta, Ka, aoK, GzNB, zensurabt.
                 Res  4703,  1917,  Karton  3752,  “lrredenta.  Juni  Bericht”  del  console  von  Stiassny,
                 Wien,  3 .7.1917.
             74  Queste e le successive citazioni sono tratte da stralci di lettere censurate, riprodotte in tra-
                 duzione tedesca in rapporti periodici conservati in ÖSta, Ka, aoK, GzNB, zensurabt. Res
                 4553, 1917, Karton 3749.
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