Page 338 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             se io solo sapessi! Quanti pensieri mi tormentano. [...] Oh, se fossi in grado di
             guardare nel futuro!”) o che smarriti chiedevano consigli alla famiglia lontana
             migliaia di chilometri e che spesso frenava l’impulso alla fuga in Italia. Con una
             certa durezza, ad esempio, una donna avvertiva il marito indeciso circa le conse-
             guenze di una sua eventuale scelta per l’Italia: “Non andartene lì dove sta Bruno,
             altrimenti io resto senza soldi. Stai attento, che io ho quattro figli da sfamare”.
             In molti casi la decisione era presa insieme, al termine di scambi epistolari che
             ancora una volta ci restituiscono l’immagine sorprendente di un tessuto familiare
             e sociale che, pur lacerato, continuava a funzionare.
                Più che per l’Italia, dunque, si partiva perché non si resisteva più in condi-
             zioni intollerabili, perché si voleva uscire dalla guerra, perché si intravedeva la
             possibilità di riabbracciare i propri cari e di salvare la pelle, perché si era matu-
             rato un profondo odio contro l’Austria frutto delle angherie subite dagli ufficiali
             tedeschi. Più che per l’Austria, invece, si restava per il timore delle rappresaglie
             che avrebbero colpito i familiari, per il rischio di vedersi espropriati dei propri
             beni, per quel senso del dovere con il quale, senza entusiasmi, si era partiti per il
             fronte. Istituzioni e soldati ci appaiono come sintonizzati su frequenze diverse,
             impegnati a muoversi su piani differenti. L’ossessione dei governi e dei verti-
             ci militari per una mai definita e inafferrabile “affidabilità nazionale” condusse
             alle forme di discriminazione subite dagli italiani nell’esercito asburgico e al
             loro conseguente, parziale allontanamento dallo Stato di appartenenza. Ma fu
             allo stesso tempo all’origine della diffidenza espressa nei loro confronti da parte
             italiana. Troppo italiani per gli uni, troppo poco per gli altri e nella sostanziale
             impossibilità di soddisfare aspettative tanto vaghe quanto lontane dai loro oriz-
             zonti.
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