Page 334 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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l’Italia” . In realtà tra costoro erano ben pochi quelli che l’Italia l’avevano anche
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soltanto vista, ma il messaggio che transitava sulla stampa nazionale era chiaro:
non ci si può disinteressare di questi fratelli in pericolo, tanto più dopo che l’in-
gresso in guerra era stato motivato con l’aspirazione a liberare loro e le loro terre
dal “giogo austriaco” . Incrociando la documentazione istituzionale, i carteggi
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tra governo e associazionismo irredentista, i fogli dei giornali e il dibattito pub-
blico emerge in maniera sorprendente la fitta rete che, tra Italia e Russia, saldò e
mobilitò gli interessi dei prigionieri italiani. Ne emerge l’immagine di una socie-
tà di guerra complessa, ramificata, che travalicava i confini e che agiva sulla base
di input diversi, non sempre provenienti dall’alto, magari anche, come in questo
caso, da un isolato e lontanissimo campo di prigionieri .
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Nella primavera del 1916, a seguito della crescente pressione mediatica a
favore del trasporto in Italia dei prigionieri, il governo mutò rotta e, conscio
delle ripercussioni negative che avrebbe potuto patire, si orientò su posizioni
favorevoli a trasferimenti massicci, non più limitati ai pochi ufficiali in grado
di pagarsi il viaggio . A spaventare era anche la crescente tensione nei campi di
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prigionia, dove il numero degli italiani continuava ad aumentare, le condizioni di
vita peggioravano di pari passo con le sempre minori possibilità di trovare qual-
siasi impiego minimamente retribuito . Il precedente atteggiamento prudente
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e dilatorio nasceva da una diffidenza di fondo verso chi, pur parlando italiano,
aveva comunque vestito la divisa del nemico e di cui risultava difficile accertare
i sentimenti. Con la nuova fase quella diffidenza non venne meno, si svelò anzi
in maniera più esplicita, attraverso il manifestarsi di posizioni contrastanti all’in-
terno delle più alte cariche di governo, civili e militari.
Al centro dell’azione ci fu sempre il ministro degli Esteri Sonnino, politico
rigido e vecchio stampo, costantemente avverso a utilizzare la politica delle na-
zionalità come arma da rivolgere contro l’Impero multietnico e quindi sempre
60 GaYDa VIRGINIo, I prigionieri italiani: i soldati, in: “La Stampa”, 4.4.1916.
61 Si vedano anche LaRCo RENzo, prigionieri italiani, in: “Il Corriere della Sera”, 2.2.1916;
zaNETTI aRMaNDo, Gli italiani irredenti prigionieri in Russia in attesa del ritorno in
patria, in: “Il Giornale d’Italia”, 19.2.1916; Non dimentichiamo!, in: “Il Messaggero”,
19.2.1916; GaYDa VIRGINIo, prigionieri italiani: gli ufficiali, in: “La Stampa”, 6.4.1916.
62 Un esempio della “efficace ed intensa propaganda” cui si dedicarono i portavoce dei prigio-
nieri di Kirsanov è la lettera, assai critica verso l’inconcludente azione governativa, da essi
inviata il 30.3.1916 al giornale “L’Idea nazionale” e pubblicata il 13.5.1916 con il titolo Gli
irredenti prigionieri in Russia invocano la propria liberazione per combattere nelle file del
nostro esercito.
63 aCS, MG, CS, SGaC, b. 468, fasc. 42, Rilascio di prigionieri irredenti in Russia, copia di
nota del ministro degli Esteri Sonnino al presidente del Consiglio, 14.4.1916; MoNDINI, La
guerra, cit., p. 308.
64 aSMaE, aG, b. 342, fasc. 72, sf. 21, prigionieri irredenti in Russia, Carlotti a Sonnino,
29.2.1916.