Page 395 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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V SeSSione - ProSPettiVe del 1918. Alcune StrAtegie Politico diPlomAtiche  395


             La spedizione italiana in Anatolia
             Più che la Gran Bretagna, fu la Francia ad avere aspirazioni che minacciarono
             gli interessi italiani nella parte meridionale dell’Asia Minore. Nel dicembre 1918
             truppe francesi furono mandate ad occupare Adana, che distava poco da Mersina
             e dalla frontiera concordata a San Giovanni di Moriana tra le sfere di influenza
             francesi e italiane. Per Sonnino, che già nutriva dei dubbi sui progetti francesi,
             l’Italia non poteva restare passiva davanti a questo gesto: era fondamentale, se
             avesse voluto davvero rivendicare le sue pretese, mandare un analogo corpo di
             spedizione per occupare militarmente la zona assegnata all’Italia. L’organizza-
             zione cominciò subito e già dopo un paio di mesi le prime truppe italiane sbarca-
             vano per occupare Adalia, Aydin e le annesse regioni del Anatolia meridionale.
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             L’occupazione in Anatolia consisteva in una divisione intera sotto il comando
             delle autorità militari a Rodi, divisione che sarebbe rimasta lì fino al 1922. Però
             non tutta la zona inizialmente destinata dall’Intesa all’Italia fu occupata da que-
             ste truppe.  Infatti, nonostante l’opposizione energetica di Orlando e Sonnino, al
             congresso di Parigi fu deciso, nel febbraio del 1919, di permettere alla Grecia di
             occupare il porto di Smirne, città molto cosmopolita e di grandissima importanza
             economica. Il Premier britannico Lloyd George, che durante la guerra spesso
             aveva difeso la posizione italiana davanti a critiche francesi, era anche un grande
             amico personale del primo ministro greco Venizelos,  diventava sostenitore delle
             pretese greche nel Egeo.  Per l’Italia, già infuriata dall’opposizione degli alleati
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             alle richieste italiane nel Adriatico,  fu un colpo duro. Appena il conflitto finì,
             nel 1918, in ogni area si vide che la cooperazione tra i vari alleati – già difficile
             durante la guerra – diventava subito ancora più complessa. Ma nonostante queste
             difficoltà, l’Italia partecipava anche nell’occupazione di Costantinopoli, man-
             dando le sue truppe che prima combattevano a Salonicco come parte dell’Armée
             de l’Orient, esercito multinazionale sotto il comando della Francia. L’esperienza
             delle truppe italiane in Tracia sotto un comando francese e in Palestina, sotto la
             Gran Bretagna, offre spunti per uno studio comparativo che sarebbe molto in-
             teressante considerare nell’ottica del funzionamento delle alleanze in generale,
             ma questo rimane fuori dal campo di questo intervento. Una volta trasferite a
             Costantinopoli, le forze italiane occuparono la riva Asiatica della città dove, in
             stretta ma spesso litigiosa collaborazione con  francesi e britannici, un nume-
             ro sempre più piccolo gestiva il quartiere fino all’ottobre del 1923, quando fu



             19  I studi fondamentali sono CECINI GIoVaNNI, Il Corpo di spedizione italiano in anatolia :
                 1919-1922 Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Roma, 2010; CECINI GIoVaN-
                 NI, Militari italiani in Turchia, 1919-1923 Stato Maggiore della Difesa Ufficio Storico,
                 Roma, 2014).
             20  MoNTGoMERY, a. E. “VIII. The Making of the Treaty of Sèvres of 10 august 1920.” The
                 Historical Journal, 1972: 15 (4), 775-787
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