Page 393 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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V SeSSione - ProSPettiVe del 1918. Alcune StrAtegie Politico diPlomAtiche  393


             non solo all’Europa ma anche ai popoli dell’Impero Ottomano, e il presidente
             statunitense non aveva nessuna voglia di facilitare rapporti coloniali. Già poco
             dopo la fine della guerra, fu chiaro che San Giovanni di Moriana era un accordo
             morto. Però, nonostante l’eventuale fallimento di questi accordi, non erano del
             tutto privo di effetti importanti.

             Corpo di Spedizione in Sinai
                Un risultato molto significativo di questi accordi era l’impegno intrapreso
             dall’Italia di spedire le prime truppe in Medio Oriente. Fino a questo punto le
             collaborazioni dirette tra truppe alleate e Italiane erano state assai limitate (l’e-
             sempio più importanti forse era stato in Albania e Salonika). La decisione di
             mandare un corpo di spedizione in Sinai e Palestina, però, era direttamente legata
             al bisogno di mostrare l’impegno italiano nel mediterraneo orientale e, quindi,
             a guadagnare sul campo obiettivi sinora più o meno teorici. Sia Sonnino che il
             ministro per le colonie, Gaspare Colosimo, erano molto entusiasti del progetto e
             il primo contingente italiano sbarcò a Porto Said il 19 Maggio 1917.
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                Questo gruppetto di solo 300 bersaglieri e 100 carabinieri, assieme ai loro
             ufficiali e servizi ausiliari, doveva essere soltanto un inizio, con altre truppe in
             numero più elevato a seguire. La partecipazione italiana nel Medio Oriente mi-
             rava non solo a mostrare il valore della truppa e la validità delle pretese territo-
             riali a fine guerra, ma anche a contrastare in qualche modo la presenza francese
             in questa zona, che dava fastidio sicuramente a Sonnino e ad altri membri del
             governo. In particolare, gli italiani volevano vantarsi della partecipazione nella
             liberazione della Terra Santa – obiettivo che non doveva essere lasciato nelle
             mani di un potere protestante come la Gran Bretagna, ma neanche poteva far
             apparire la Francia come protettrice della Chiesa.  In generale, le tensioni fra
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             la Francia e l’Italia rimanevano spesso alte; l’interlocutore di fiducia era sempre
             la Gran Bretagna, per la quale le aspirazioni italiane erano molto più accettabi-
             li.  Le operazioni in Palestina non erano la prima cooperazioni tra l’Italia e gli
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             inglesi in quella parte del mondo, in quanto – seppur con varie difficoltà – i due
             alleati collaborarono in Libia ed Egitto. Si svolsero delle operazioni coordinate,
             per esempio, nella presa di Sollum e Bardia sulla costiera del nord africa nel
             1916 e gli ufficiali dei rispettivi reparti continuarono a interagire anche a livello


             12  aRIELLI NIR, ‘Hopes and Jealousies: Rome’s ambitions in the Middle East and the
                 Italian Contingent in palestine, 1915 – 1920’, in palestine and World War I: Grand Strategy,
                 Military Tactics and Culture in War, curato da SHEFFY YIGaL, GoREN HaIM E DoLEV
                 ERaN, I. B. Tauris, Londra, 2014, pp. 43–56.
             13  BaTTaGLIa, aNToNELLo, Da Suez ad aleppo: La Campagna alleata e Il Distacca-
                 mento Italiano in Siria e palestina (1917-1921), Edizioni Nuova cultura, Roma, 2015.
             14  Su questo argomento, si rimanda al dottoratto di  Stefano Marcuzzi (Università di ox-
                 ford, 2016)
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