Page 402 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             che il nuovo Kaiser, Carlo I d’austria (pronipote di Francesco Giuseppe), non
             aveva ancora compreso, la mattina del 9 novembre 1918 (quando già una sua
             delegazione si trovava in Francia per un approccio armistiziale, v. sotto), la gra-
             vità della situazione: le truppe non lo seguivano più e il giuramento di fedeltà a
             lui prestato non aveva più valore per molti dei suoi soldati e ufficiali, complice
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             anche lo scarso carisma del nuovo imperatore.
                Eppure gli Imperi Centrali erano stati veramente a un soffio dalla vittoria,
             ma l’ingresso armato degli americani nel conflitto nell’aprile 1917, con piccoli
             nuclei combattenti insieme a inglesi e francesi, fece la differenza, insieme alla
             contingenza che le truppe tedesche e austriache erano ormai stanche dopo quat-
             tro anni di aspro confitto e soprattutto perché insieme al popolo soffrivano per
             una acuta carestia causata dell’efficace prolungato blocco navale anglo-francese.
             Ma la Germania, o meglio il Kaiser, non aveva fatto i conti con una rivolta che in
             realtà si stava concretando sul territorio: il 4 novembre 1918 i marinai tedeschi
             si impadronirono della città di Kiel e del naviglio da guerra ormeggiato in porto.
             Il giorno dopo operai e altri marinai in rivolta occuparono le città di Lubecca,
             amburgo e Brema. Insomma la sollevazione era insidiosamente penetrata anche
             tra i ranghi militari insieme alle ideologie di Lenin e Trotsky, tanto che dei so-
             viet, stile russo, si stavano formando in quei ranghi: la fiammata sovietica stava
             avanzando e corrompendo il cuore dell’Europa e di uno stato considerato uno
             dei più forti in assoluto. E iniziò a essere uno dei problemi, se non il problema
             principale, degli Stati Uniti, nei decenni successivi.
                Tanto non era stato totalmente compreso lo stato dell’arte che la sera del 7
             novembre 1918 la delegazione tedesca, con bandiera bianca, passò il fronte e ar-
             rivò alla stazione di Réthondes nella foresta di Compiègne, là dove stazionava il
             treno del generale Foch che li ricevette solo la mattina seguente. La delegazione,
             arrivata con l’arrogante, ufficiale quantomeno, proposito di chiedere le proposte
             francesi per l’armistizio, dovette cedere a un Foch che rispose, a arte, di non
             avere alcuna proposta da fare. Quando i tedeschi furono costretti a dire di non
             essere più in grado di sostenere la lotta e quindi dover conoscere eventuali pro-
             poste per arrivare a un ‘cessate il fuoco’, Foch disse di aver finalmente compreso
             che in realtà dunque erano i tedeschi a chiedere l’armistizio e non certo i francesi
             a proporlo. Furono lette le condizioni: durissime. Furono talmente dure che, in
             parte, furono esse a scatenare non solo la salita al potere del nazismo ma anche
             il successivo conflitto mondiale, il Secondo atto della tragedia del XX secolo.
                L’11 novembre 1918 l’armistizio tra Francia e Germania fu finalmente firma-
             to di buon mattino e alle 11.00 il primo di 101 colpi di cannone fu sparato annun-
             ciando la fine del conflitto. E’ scritto nella Histoire de la Diplomatie, pubblicata


             2   GILBERT MaRTIN, La Grande storia della prima Guerra Mondiale, Mondadori
                 (oscar Storia), Milano, 2000, p. 600 e ss.
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