Page 405 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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Relazioni di chiusuRa                                               405



             sopportando il peso del conflitto, fecero venire alla luce quello che era già in nuce
             nell’impero ma che forse se avesse avuto avere più tempo sarebbe scoppiato in
             modo meno violento. oppresso com’era dal giogo di una autocrazia cieca, il
             popolo cercava una via d’uscita e credette di averla trovata in una utopia sociale
             nella quale pensava vi fosse possibilità di riscatto per tutti e una vita migliore.
             Invece ebbe violenza di massa, un ‘tutti contro tutti’, carestie e povertà e certa-
             mente il 1918 non fu un anno di riscossa ma di confusione sociale e istituzionale.
             Il futuro avrebbe dimostrato la vera valenza di quella rivoluzione sperata, sogna-
             ta e traditrice che avrebbe assistito a un’implosione dell’URSS e la fine di un
             comunismo staliniano a soli 70 anni dalla sua affermazione istituzionale.
                Sulle ultime battute della guerra si facevano avanti anche le aspirazioni na-
             zionaliste  di  alcune  minoranze,  maggioritarie  e  non,  e  il  sionismo  di  Chaim
             Weizmann,  accettate  anche  dalla  comunità  internazionale.  Nel  quadro  della
             spartizione di quel che restava dell’Impero ottomano iniziava la lotta tra ebrei e
             palestinesi non risolta ancora oggi.
                In quegli anni, il Sultano di Costantinopoli era già profondamente indeboli-
             to dalla rivolta dei Giovani Turchi nel 1906; dalla guerra che l’Italia gli aveva
             mosso in Libia; dall’autonomia di fatto che l’Egitto continuava a mantenere nei
             confronti della Sublime porta, ancor più forte dopo il 1906; dalla rivolta araba
             che si era estesa in Medio oriente. Il nazionalismo delle tribù arabe si era dimo-
             strato molto forte, anche se altre tribù, non arabe, che popolavano alcune zone
             dell’Hedjaz, non dimostravano simpatia per questo ideale nazionalista di forte
             connotazione araba, che si stava affrancando dall’oppressione turca; ideale che
             andava, già nel dicembre 1916, nelle stesse parole dell’allora a capitano inglese
             T.E. Lawrence, da un patriottismo fervente e completo fino a un fanatismo na-
             zionalista notevole.
                Le tribù, presso le quali Lawrence scriveva di non aver trovato fanatismo
             religioso, erano convinte che dovevano sostenere un governo arabo ma soprat-
             tutto erano convinte che ogni tribù dovesse avere un suo governo, sottraendosi,
             comunquel al dominio ottomano più debole che mai durante le vicende belliche.
             Indubbiamente anche la propaganda tedesca in quelle regioni fu un fattore di
             rilevante importanza, scontrandosi con le aspirazioni inglesi e francesi, in par-
             ticolare per quanto riguardava la Libia. I francesi seguirono con grande atten-
             zione l’accordo anglo-italiano del giugno 1917 con Idriss il Senusso che aveva
             garantito, tra l’altro, a nome della Confraternita, il mantenimento della pace con
             i governi alleati.
                In sintesi, l’Impero ottomano si dissolse non solo per intrinseca debolezza
             e con l’aiuto delle armi nemiche ma anche per il riconoscimento, da parte delle
             Grandi potenze, di aspirazioni nazionalistiche intese però nel senso occidentale
             di costruzione di uno Stato fondato su istituzioni democratiche. Tutto questo
             cambierà in parte nel periodo durante le due guerre ma soprattutto dopo il secon-
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