Page 8 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             tentativi di sfondare il fronte avversario.
                La strada prescelta per la vittoria fu dunque un accrescimento della produzio-
             ne di armi e mezzi che potesse soverchiare gli Imperi Centrali con una maggiore
             potenza di fuoco, portata soprattutto dai nuovi mezzi: l’aereo e il carro armato. Il
             generale Foch, comandante in capo degli eserciti alleati prevedeva di conseguire
             la vittoria nel corso del 1919.
                Il generale Diaz dal canto suo era deciso ad accumulare un significativo mar-
             gine di vantaggio prima di passare al contrattacco, malgrado l’avviso contrario di
             alcuni suoi generali, tra cui il generale Caviglia, eccellente comandante della 8ª
             armata. a spingere gli italiani per una offensiva era anche lo stesso Foch, cui in-
             teressava distogliere dal fronte tedesco quante più truppe possibile. Diaz tuttavia,
             scelse lo stesso di aspettare, provvedendo ad aumentare il numero dei cannoni e
             ad accumulare munizioni e rifornimenti, mentre Badoglio e Cavallero provvede-
             vano a gettare le basi di un piano offensivo per la riconquista del Veneto.
                a settembre tuttavia la situazione generale iniziò a mutare. Nei Balcani la
             Bulgaria si arrendeva, isolando così la Turchia, che in breve era costretta a fare
             altrettanto. Il crollo del fronte balcanico accelerò il collasso del fronte interno
             tedesco, in cui si diffondeva sempre più la certezza che i sacrifici sopportati non
             portassero che a prolungare una guerra dall’esito segnato.
                Una serie di scioperi iniziò così a scuotere la Germania e poi anche l’austria-
             Ungheria, dove si unirono ai fermenti nazionalisti che in breve si propagarono
             anche ad alcuni reparti al fronte. avvertendo la debolezza nemica, gli alleati
             passarono al contrattacco in Francia, riuscendo per la prima volta a far arretrare
             il fronte nemico.
                anche l’Esercito Italiano a questo punto dovette muoversi e Diaz autorizzò
             una controffensiva a partire dall’ultima decade di settembre. paradossalmente
             ora gli inviti alla prudenza arrivavano da Foch, che non avendo più bisogno di di-
             versivi sul fronte italiano non voleva spartire la vittoria, ormai a portata di mano.
                La controffensiva italiana venne fissata per il 12 ottobre, ma un peggioramen-
             to delle condizioni meteo costrinse a rimandare l’operazione. Solo il 23 essa poté
             scattare, investendo dapprima il settore del Grappa e poi quello del piave.
                Dopo furiosi combattimenti la linea austro-ungarica venne sfondata il 29 ot-
             tobre, determinando il collasso dell’intero schieramento nemico, le cui unità di
             seconda linea in molti casi si ammutinarono.
                Mentre a Budapest il parlamento dichiarava la separazione dall’austria e a
             Vienna l’imperatore Carlo Iabbandonava la capitale, dove la repubblica era pro-
             clamata il giorno stesso, il 1° novembre un parlamentare si presentava alle linee
             italiane per chiedere un armistizio. accettata dopo macchinose trattative, la so-
             spensione delle ostilità divenne effettiva dal giorno 3, dopo l’ingresso dei primi
             reparti italiani a Trento e Trieste.
                L’11 anche la Germania chiese la pace, mentre anche il kaiser Guglielmo II
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