Page 157 - Il 1919. Un’Italia vittoriosa e provata in un’Europa in trasformazione. Problematiche e prospettive - Atti 11-12 novembre 2019
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II Sessione - L’eredità della guerra 155
scorso di Mussolini alla Camera del 3 gennaio 1925, la dittatura muoveva – anche
formalmente – i suoi primi passi.
Dopo il consolidamento del fascismo, il movimento dei reduci perse gran
parte della propria vitalità. Nel 1925 cadde la pregiudiziale della sua apoliticità,
essendo venuta meno nel frattempo la Lega Proletaria dei reduci, ed esso finì per
confluire lì dove Mussolini aveva pianificato che finisse: confuso dentro il fasci-
smo senza alcuna autonomia. Il presidente Ettore Viola fu costretto alle dimis-
sioni ed espatriò in Sudamerica, mentre un triumvirato gli successe alla guida
dell’Associazione Combattenti e Reduci il 2 marzo. Essa fu collocata nella galleria
delle glorie patrie, la sua nomenclatura fu gratificata di onori e prebende, e ai suoi
membri, in particolare ai mutilati, vennero tributati, in cambio di una totale ade-
sione, modeste provvigioni economiche e larghi riconoscimenti pubblici.
Privata del suo aspetto rivendicativo, ogni questione riguardante i reduci, in
tale contesto, perse la dimensione politica e fu demandata all’ONIG, mentre
l’ANMIG si adeguava al ruolo di fiancheggiatrice del nuovo regime. 36
Conclusioni
La vicenda degli ex combattenti in Italia, per molto tempo appiattita sull’idea
di un’adesione incondizionata all’estrema destra, offre – come abbiamo visto –
un panorama più complesso. Gli ex combattenti in Italia non rappresentarono
un soggetto politico, né un blocco sociale omogeneo. Più che costituire un sog-
getto della vita politica del dopoguerra, il combattentismo portò la propria carica
nelle diverse anime politiche del Paese.
Al fascismo nascente esso dette larga parte dei quadri dirigenti, dei membri
delle squadre, ma soprattutto prestò alla politica parlamentare l’ostilità, la retorica
dell’azione diretta e la fascinazione della violenza e della morte.
Ai mondi cattolico e socialista, che più di tutti avevano avversato la guerra, la-
sciò una lacerante e contraddittoria diatriba interna: accogliere o no le rivendica-
zioni dei reduci e quindi lasciarsene condizionare oppure disperdere la loro
identità nella gran macchina della propria organizzazione? Scelsero la seconda
via, perdendo la partita. Fu soprattutto nel Partito Socialista Italiano che l’ostilità
per gli ex combattenti impedì la saldatura fra le due correnti rivoluzionarie, ren-
dendo impossibile il meccanismo che aveva funzionato tanto bene in Russia.
36 Cit. in TANCI, V., Storia dei mutilati op. cit., p. 184.