Page 153 - Il 1919. Un’Italia vittoriosa e provata in un’Europa in trasformazione. Problematiche e prospettive - Atti 11-12 novembre 2019
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II Sessione - L’eredità della guerra                                  151




              contrapporre ai fascisti, arruolando ex combattenti – nel numero di 20.000 –
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              nelle sue fila. L’iniziativa avrà un discreto successo sul campo ma, come in pre-
              cedenza, fallirà nello stabilire rapporti col mondo politico e si esaurirà ancor prima
              che il fascismo prenda il potere.
                 Dalla fine del 1920 in poi la disillusione degli ex combattenti nei confronti
              della politica divenne totale, e ad alimentarla contribuirono sia le lungaggini della
              legislazione sulle pensioni di guerra che l’esito della riforma agraria, che il governo
              di Ivanoe Bonomi aveva confermato ma che viene di fatto congelata dall’iter par-
              lamentare. Nel corso del 1921 si assistette anche ad un fenomeno inquietante: le
              occupazioni delle terre vengono infatti contrastate da milizie arruolate dagli agrari
              fra gli stessi ex combattenti disoccupati, i quali si trovarono così a reprimere,
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              spesso nel sangue, le iniziative dei propri ex commilitoni. Tale fenomeno si ac-
              compagnò in tutta Italia all’incremento della violenza organizzata delle squadre
              fasciste, che in meno di due anni divennero padrone delle piazze del Paese. Esse
              si presentavano come il baluardo dell’ordine e della legalità contro la rivoluzione
              e al tempo stesso come la difesa contro i disfattisti de “l’Italia delle trincee”. 27
              Quest’ultima tuttavia rifiutava ancora di farsi rappresentare da Mussolini e segui-
              tava attraverso le sue associazioni, ANC e ANMIG, a perseguire la propria politica
              di rivendicazioni previdenziali in polemica con tutti i partiti.
                 Negli ultimi mesi del 1922 il fascismo aveva ormai intrapreso la scalata al po-
              tere e, infrante con la violenza le resistenze dei partiti di sinistra, si apprestava a
              smantellare con la marcia su Roma quelle, del resto poco convinte, dell’apparato
              statale.
                 La marcia su Roma fu organizzata dai fascisti il 28 ottobre sovrapponendosi
              e anticipando a un’analoga iniziativa dell’ANMIG, il cui presidente, Carlo Del-
              croix, aveva progettato di chiamare d’Annunzio a Roma per la celebrazione della


              25  Per una storia del personaggio e della sua organizzazione vedi FRANCESCANGELI, E., Ar-
                 diti del Popolo. Argo Secondari e la prima organizzazione antifascista (1917-1922). Odradek, Roma
                 2000.
              26  SABBATUCCI, G., I combattenti nel primo dopoguerra op. cit., p. 359.
              27  Il fascismo oscillava nel 1922 fra appoggiare talvolta le rivendicazioni, soprattutto per iniziativa
                 di qualche capo locale, e contrastarle violentemente. La marcia su Roma fu resa necessaria
                 anche dalla necessità di porre fine a queste contraddizioni. Nel ferrarese Balbo aveva mobi-
                 litato 50.000 braccianti disoccupati, mentre Farinacci smantellava le cooperative cattoliche di
                 Miglioli nel Cremonese. SETON WATSON, C., L’Italia dal liberalismo al fascismo. 1870-1925.
                 Laterza, Bari 1980, p. 690-691.
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