Page 150 - Il 1919. Un’Italia vittoriosa e provata in un’Europa in trasformazione. Problematiche e prospettive - Atti 11-12 novembre 2019
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              l’euforia della vittoria avevano dato loro fiducia in se stessi, il cemento del gruppo,
              l’abitudine alla violenza e, paradossalmente, maggiore coscienza dei propri diritti.
              Quando nel marzo 1919, di fronte all’inerzia della politica questi giovani ex soldati
              iniziarono le occupazioni, lo fecero senza coordinamento con il Partito Socialista,
              ma organizzati in improvvisate leghe agrarie tutte composte e guidate da reduci,
              talvolta ufficiali decorati. La forza pubblica non riusciva a contenerli e l’Esercito
              esitava a usare la forza contro di loro.
                 Nei mesi seguenti, i segni inquietanti circa la saldezza dell’ordine pubblico si
              moltiplicavano e si ripercuotevano sulla struttura stessa dei Corpi armati dello
              Stato. Il 20 giugno un’ondata di scioperi investì il Paese, e le autorità militari scon-
              sigliarono di impiegare la truppa in ordine pubblico; pochi giorni dopo, la notte
              del 25, ad Ancona si ammutinava un parte dell’11° Reggimento bersaglieri, cui
              facevano seguito scioperi di solidarietà a Milano, Roma e in tutte le Marche. Solo
              dopo quattro giorni la città fu ricondotta all’ordine.
                 A Roma, il 28 giugno, una grande manifestazione nazionalista, con una ampia
              partecipazione di ex combattenti, si scontrava violentemente con le Forze del-
              l’Ordine.
                 La notte del 5 luglio un gruppo di Arditi capeggiati dal tenente Argo Secon-
              dari, futuro organizzatore degli Arditi del Popolo, tentò di impossessarsi del Forte
              di Pietralata per dare inizio a un’insurrezione nei quartieri popolari di Roma.
                 Il 2 settembre il capo del Governo Nitti emanò il “decreto Visocchi”, che di
              fatto legalizzava le occupazioni delle terre avvenute, e cercava di porre un criterio
              per le distribuzioni a venire. Pochi giorni dopo i sindacati ordinarono, in seguito
              al fallimento delle trattative sui nuovi salari, l’occupazione delle fabbriche, pro-
              trattasi un mese e chiusa solo dopo estenuanti trattative.
                 Il 12 settembre reparti di Arditi e granatieri marciarono di propria iniziativa
              occupando la città di Fiume sotto la guida di Gabriele d’Annunzio, rivelando
              come la catena di comando dell’Esercito cominciasse a non controllare più tutte
              le proprie terminazioni.
                 Nell’ottobre si tenne il congresso socialista di Bologna. All’ordine del giorno
              era anche il comportamento da tenere nei confronti degli ex combattenti e delle
              loro occupazioni delle terre al Sud. Alcuni sostennero che si trattava di un feno-
              meno rivoluzionario, verso cui era bene mantenere un atteggiamento amichevole,
              ma i più, legati all’ala massimalista, rifiutarono l’idea di allearsi a un movimento
              di ex militari che aveva come massima aspirazione la creazione di un ceto di pic-
              coli proprietari terrieri. La possibilità di un’intesa con gli ex combattenti fu così
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