Page 147 - Il 1919. Un’Italia vittoriosa e provata in un’Europa in trasformazione. Problematiche e prospettive - Atti 11-12 novembre 2019
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II Sessione - L’eredità della guerra                                  145




                 Uno dei problemi più urgenti era provvedere a coloro che la guerra aveva la-
              sciato senza sostentamento: vedove e mutilati. Per ogni reduce invalido la pen-
              sione di guerra era l’obiettivo principale e immediato delle rivendicazioni. Da essa
              dipendeva la sua sopravvivenza, essendo inabile al lavoro, e in essa si concretava
              la tanto promessa riconoscenza della patria per il dovere compiuto. Tuttavia,
              quanto per il mutilato era un diritto indiscutibile, per lo Stato rappresentava un
              onere notevole, da contenere quanto possibile sia nel numero che nell’entità.
                 Il Governo motivava tanta – per altro inevitabile – parsimonia, col bisogno di
              mantenere nell’ex combattente la spinta a rendersi utile ancora al Paese, in altre
              parole a cercare un lavoro. Per la stessa ragione fu mantenuta a livello minimo
              anche la pensione di guerra: se fosse stata maggiore il Paese sarebbe stato popo-
              lato da quasi tre milioni di ex combattenti di professione a carico dell’erario. 11
              Occorreva dunque procedere con cautela.


              La legislazione di previdenza a favore degli ex combattenti
                 Del resto non sarebbe giusto dire che non si erano prese fin dall’inizio della
              guerra iniziative per sostenere i reduci e i mutilati: tra il 25 maggio 1915 e il 10
              novembre 1918 furono promulgati infatti ben 39 decreti in materia.
                 Tutte le disposizioni erano volte ad aggiornare il Testo Unico del 1895, fon-
              damento del sistema di previdenza sociale italiano, ma lo facevano con notevole
              confusione e senza coordinamento normativo. Alcune norme erano state persino
              emanate a distanza di un giorno l’una dall’altra. 12
                 Col primo di questi provvedimenti, tra il luglio e l’agosto del 1915, fu data al
              Ministero del Tesoro la facoltà di concedere acconti sulla pensione alle vedove e
              agli orfani dei caduti. Dopo un anno lo stesso provvedimento fu esteso ai genitori
              indigenti e non in grado di lavorare e agli stessi invalidi.
                 Solo il 12 novembre 1916 venne sancito il diritto alla pensione per tutti quei
              soldati inabili al lavoro per cause di guerra. Le procedure per il conferimento della
              pensione rimasero però macchinose: un regolamento, di fatto, arrivò solo nel
              maggio del 1917.



              11  Cit. in TANCI, V., Storia dei mutilati della Grande Guerra in Italia (1915-1924). Dipartimento di
                 Storia moderna e contemporanea, tesi di Dottorato in Società, politica e culture dal tardo me-
                 dioevo all’età contemporanea, 2009-2010, Ciclo XXII; cotutela con la Freie Universität Berlin
                 Friedrich-Meinecke-Institut, p. 161.
              12  DI FALCO, R. R., Le pensioni di guerra commentate e illustrate. Stabilimento Poligrafico Editoriale
                 Romano, Roma 1919, p. 3-6.
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