Page 146 - Il 1919. Un’Italia vittoriosa e provata in un’Europa in trasformazione. Problematiche e prospettive - Atti 11-12 novembre 2019
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              più che un dovere: ne fossero fieri, tornassero a casa pazienti e fiduciosi e aspet-
              tassero i provvedimenti che, col tempo necessario, sarebbero stati presi a loro fa-
              vore.
                 I soli a parlare il linguaggio dei reduci erano i piccoli gruppi che, a destra e a
              sinistra, andavano formandosi in vista delle elezioni, fra i quali non tardò a di-
              stinguersi un ex socialista ed ex-combattente, Benito Mussolini, direttore del Il
              Popolo d’Italia, giornale che era stato il megafono dell’interventismo. Mussolini
              non tardò a capire come i reduci erano il perno della situazione politica del Paese:
              5 milioni di giovani scontenti e nel pieno delle forze.
                 Il 23 marzo 1919, di nuovo a piazza S. Sepolcro, Mussolini fondò i Fasci di com-
              battimento e il suo Il Popolo d’Italia cambiò nome da “Quotidiano socialista” a “Quo-
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              tidiano dei combattenti e dei produttori”. Il tono e gli argomenti erano però
              ancora un compromesso fra il radicalismo socialista mescolato al nazionalismo
              bellicista del 1914, e nel complesso non funzionarono nel fare del nascente fa-
              scismo il “partito dei reduci”. Gli ex combattenti erano infatti numerosissimi tra
              i fascisti, ma si trattava di adesioni isolate, di chi in gran parte aderiva già a gruppi
              nazionalisti prima della guerra, poco o nessun seguito il fascismo guadagnò nelle
              masse di contadini reduci dal fronte. Le associazioni di reduci rimasero diffidenti.
              Da una parte esse avevano in profonda ostilità la retorica bellicista, dall’altra,
              come ricorderà Lussu, i reduci disistimavano Mussolini, la cui esperienza al fronte
              era considerata poco più che simbolica. 10
                 Maggiori possibilità avrebbero avuto, data l’inclinazione piuttosto radicale delle
              associazioni di ex combattenti, gli esponenti della sinistra mazziniana, presenti
              alle elezioni in diverse liste, ma la loro azione risultò depotenziata sia dalla man-
              canza di un leader, che di un programma unico, oltre che dalla vecchia propen-
              sione dei radicali a dividersi sulle questioni di principio; anche l’interventismo di
              sinistra mancò insomma l’occasione di coagulare il mondo combattentistico il
              cui malessere cominciava a montare mano a mano che la crisi economica del do-
              poguerra palesava i suoi effetti: inflazione e disoccupazione.
                 Intanto la smobilitazione procedeva con il Governo che cercava di accompa-
              gnarla a provvedimenti d’urgenza per attutirne gli effetti, ma dovendo costante-
              mente tenere conto della situazione delicatissima delle finanze pubbliche, oberate
              da un enorme debito di guerra.



              9  CASTRONOVO, V. et al., L’Italia del Novecento. Utet, Milano 2004, p. 103.
              10  LUSSU, E., Marcia su Roma op. cit., p. 13-14.
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