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154 Il 1919. Un’Italia vittoriosa e provata in un’Europa in trasformazione
La legge provocò un certo disappunto fra i reduci. Essi avevano già visto
scomparire dal programma di governo la riforma agraria e la “costituente dei
combattenti”, ora la tanto attesa riforma previdenziale si risolveva in poca cosa.
Sebbene costituissero pur sempre la massima parte degli aderenti al fascismo, gli
ex combattenti risultarono alla fine delusi dall’azione di un governo che si era
presentato come loro campione.
Tuttavia, proprio per prevenire l’eventuale manifestazione di tale scontento,
Mussolini aveva poco prima provveduto a ridurre l’autonomia delle associazioni
combattentistiche. Il 17 giugno 1923 un decreto del Governo aveva trasformato
infatti l’Associazione Nazionale Combattenti in un ente di Stato, mentre i suoi
vertici, a cominciare dal presidente Ettore Viola – il soldato più decorato d’Italia
– erano stati cooptati nelle liste elettorali fasciste alle previste elezioni del 1924.
Svolte il 6 aprile 1924 le elezioni segnarono un prevedibile successo del Partito
Fascista, che nei Blocchi Nazionali aveva assorbito anche le liste di molti espo-
nenti liberali e persino cattolici.
Rafforzato dal successo, fu subito chiaro che il fascismo non tollerava più con-
testazioni nemmeno dagli ex combattenti. Mussolini stesso dichiarò di considerare
l’ANC come un ministero dello Stato, il che voleva dire che si aspettava che i suoi
vertici ubbidissero come i direttori generali dei ministeri. Ettore Viola protestò,
ma le sue parole non ebbero eco fuori dalla associazione.
L’uccisione, alcune settimane dopo, del deputato socialista Giacomo Matteotti,
condusse il regime fascista a un passo dalla crisi e riacutizzò anche la frattura con
una parte del mondo degli ex combattenti. Proprio Ettore Viola fu protagonista
di una vibrata protesta contro l’assorbimento dell’ANC da parte del fascismo
nell’Assemblea di Assisi del luglio 1924, protesta cui l’Assemblea aderì votando
a larga maggioranza una mozione con la quale era chiesto l’immediato ripristino
delle libertà costituzionali e che fu, di fatto, una sconfessione aperta della politica
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di Mussolini. Nei giorni successivi al ritrovamento del cadavere dell’esponente
socialista, una delegazione di reduci fu ricevuta dal re Vittorio Emanuele III a
San Rossore, e ripeté al Sovrano la richiesta di scioglimento del Parlamento e l’in-
dizione di nuove elezioni.
La crisi tuttavia passò senza che le fondamenta del regime mussoliniano ne
fossero scosse, anzi, esso ne uscì rafforzato dall’appoggio che esso seppe coagu-
lare attorno a sé, oltre che dalla passività della monarchia. Poco dopo, con il di-
35 SABBATUCCI, G., I combattenti nel primo dopoguerra op cit., p. 369-374.