Page 124 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alfonso manzo



                                              Nicolò Di Trapani , un pregiudicato per associazione a delinquere, di vendere aree
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                                              edificabili a imprese edili.
                                              Palermo diverrà l’epicentro di questa corsa alla cementificazione selvaggia del suolo
                                              che, più che dare risposta a una domanda di infrastrutture pubbliche e di alloggi
                                              privati, sembrava puntare ad alimentare la voracità di questa nuova piovra impren-
                                                                                                      3
                                              ditoriale. Aveva inizio il tristemente noto «sacco di Palermo» .
                                              Interi quartieri storici del capoluogo, quelli che incorniciavano la bellezza inestima-
                                              bile del liberty palermitano, vennero rasi al suolo per fare spazio ad enormi, spesso
                                              orribili, grattacieli. Villino Castellano Orlando in via Notarbartolo, nel 1959, venne
                                              demolito per fare spazio ad un edificio ove, tempo dopo, andrà a vivere, per ironia
                                              della sorte, il Giudice Giovanni Falcone. Stessa sorte subirono, in rapida sequenza,
                                              il villino Planeta in via Trapani, il villino Vitrano – Hugony in via Notarbertolo, la
       120                                    villa Ballo Tagliavia in via Libertà, villa Deliella  in piazza Crispi, villino Fassini,
                                                                                            4
                                              villino Ugo, il Kursaal Biondo, e tanti altri edifici Liberty.


                                              2  Un caso specifico fu quello delle imprese «La Favorita Immobiliare» e «In. Ca.Be.» […] Tali
                                              imprese, entrambe di proprietà dell’ingegnere Bernardo Campione, operarono nel corso degli
                                              anni Sessanta nella borgata di Malaspina (esterna, ma limitrofa alla Piana dei Colli) e in quella di
                                              Resuttana. L’Arma dei Carabinieri segnalava Campione per gli strettissimi rapporti con le famiglie
                                              mafiose che, come è anche ampiamente indicato dalla documentazione precedente alla Seconda
                                              guerra mondiale, avevano proprio il controllo del quadrilatero compreso tra Resuttana, Cruillas,
                                              Conceria e Malaspina, ossia i Di Trapani e i Citarda. Tali rapporti sono dimostrati, ad esempio, dal
                                              fatto che Campione aveva assunto tra i suoi dipendenti Nicolò Di Trapani, al solo scopo di fargli
                                              usufruire dei benefici previsti per tutti i lavoratori dipendenti e senza che quest’ultimo lavorasse
                                              davvero alle dipendenze di Campione. Tuttavia, il legame con i Di Trapani appare ancora più
                                              evidente nelle vicende relative alla costruzione di uno stabile in via Tramontana a Malaspina.
                                              Nel 1960 Nicolò Di Trapani presentò tre richieste di variante al Piano Regolatore riguardanti
                                              l’aumento della densità edilizia (che passava da 4 a 10 mq) di tutta la borgata Malaspina, il cambio
                                              di destinazione (da verde pubblico ad area edificabile) di tutti i terreni di proprietà della famiglia in
                                              quella borgata e l’allargamento della via Tramontana. Dopo che, nel luglio del 1960, il Comune
                                              di Palermo approvò le prime due richieste, Di Trapani, nell’ottobre 1962, vendette i suoi terreni,
                                              che a quel punto avevano acquistato un valore molto maggiore, alla società immobiliare per la
                                              cifra di 324 milioni di lire. Nel giro di pochi mesi, «La Favorita» vi costruì 134 appartamenti,
                                              40 dei quali furono poi ceduti agli stessi Di Trapani. Non è un elemento trascurabile, inoltre, il
                                              fatto che non fu possibile approfondire gli accertamenti riguardo a tale società perché «è stato
                                              riferito che il relativo fascicolo è andato smarrito sin dallo scorso anno […]» (tratto da V. Coco,
                                              La mafia palermitana. Fazioni, risorse, violenza (1943-1993), Centro di studi ed iniziative culturali Pio
                                              La Torre, Palermo 2010).
                                              3  «“Palermo è bella, facciamola più bella”, promette alla folla straripante il sindaco Salvo Lima,
                                              alla fine di un comizio. Lo stato maggiore della Dc siciliana è tutto schierato in piazza Politeama.
                                              Fasce tricolori, mani sudate, panze, fanfare, baci, mezze frasi sussurrate all’orecchio. E, in mezzo
                                              a tutti loro, il cardinale Ernesto Ruffini che benedice i notabili e i mafiosi di Palermo. Alle spalle
                                              del sindaco c’è l’assessore ai Lavori Pubblici Vito Ciancimino, il figlio di un barbiere di Corleone
                                              che ormai è uno dei padroni della città. Pio La Torre li vede arrivare tutti e due sul palcoscenico
                                              della politica palermitana. Salvo Lima e Vito Ciancimino, il primo massiccio e con gli occhi da
                                              tigre e l’altro piccolo e smilzo con la faccia furba di un saraceno. Li vede entrare per la prima
                                              volta al consiglio comunale, li vede iniziare l’irresistibile scalata che li porterà al potere per un
                                              trentennio. È il 1959 e da sette anni Pio La Torre è consigliere comunale a Palazzo delle Aquile.
                                              Ci resterà fino al 1966. Dopo la mafia del feudo comincia a conoscere quella dei mercati generali.
                                              E quella dell’acqua. E dell’edilizia» (tratto da A. Bolzoni, Uomini soli. Pio la torre e carlo alberto dalla
                                              chiesa, giovanni falcone e paolo borsellino, Zolfo editore, Milano 2022).
                                              4  Una delle pagine più oscure e incredibili dell’opera di demolizione del patrimonio immobiliare
                                              liberty di Palermo è quella relativa al Villino Deliella, costruito tra il 1905 e il 1907 su progetto
                                              dell’Architetto Ernesto Basile (progettista del Teatro Massimo di Palermo), di proprietà del ba-
                                              rone Franco Lanza di Scalea, abbattuto tra novembre e dicembre 1959 grazie ad un permesso
                                              frettolosamente concesso il 28 novembre dello stesso anno dall’Assessorato ai Lavori Pubblici del
                                              Comune di Palermo, retto da Vito Ciancimino, mentre Sindaco era Salvo Lima. Il Piano Regola-
                                              tore comunale del 1956 aveva vincolato la villa e annesso giardino per uso pubblico ma, nel 1959
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