Page 125 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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Il comando della Legione Carabinieri di Palermo
Tra il 1959 e il 1963 furono rilasciate oltre 4.000 licenze edilizie, delle quali più di
3.000 a cinque pensionati nullatenenti: Giuseppe Mineo, Salvatore Milazzo, France-
sco Lepanto, Michele Caggeggi e Lorenzo Ferrante, mentre il costruttore Girolamo
Moncada, legato al boss mafioso Michele Cavataio, ottenne in soli otto giorni licenze
edilizie per numerosi edifici.
La Democrazia Cristiana palermitana, di cui Giovanni Gioia era l’astro nascente,
aveva come motto il già citato slogan «Palermo è bella, facciamola più bella». Una
sola società, la Va.Li.Gio., acronimo di Francesco Vassallo, un carrettiere analfabe-
ta, Salvo Lima, nel frattempo divenuto Sindaco, e Giovanni Gioia, sottosegretario
di Stato alle Finanze prima e ministro della Marina Mercantile poi, si aggiudicò la
maggior parte degli appalti pubblici. I finanziamenti agli imprenditori edili, molto
spesso improvvisati, venivano concessi senza troppi problemi, atteso che la Cassa di
Risparmio palermitana era presieduta dal suocero dell’On.le Giovanni Gioia. 121
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Pio La Torre , dal 1952 Consigliere Comunale a Palermo, ingaggiò un duello contro
la consorteria politico-mafiosa che stava divorando la città, un duello che si protrarrà
per alcuni decenni sino al tragico epilogo del 30 aprile 1982, quando sarà trucidato,
insieme al suo autista Rosario Di Salvo, da un commando mafioso composto da Giu-
seppe Greco «Scarpuzzedda», in quel periodo membro anche della Cupola di Cosa
Nostra, Salvatore Cucuzza, reggente del mandamento di Porta Nuova, Antonino
Madonia della famiglia Resuttana Colli e Giuseppe Lucchese, affiliato alla famiglia
di Brancaccio e killer spietato al servizio dei corleonesi.
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Nelle attività di speculazione edilizia, Angelo La Barbera , anch’egli originario della
Piana dei Colli di Palermo, assurgerà nel breve volgere di qualche anno al vertice sia
delle attività edilizie cittadine sia della famiglia mafiosa di Palermo Centro.
il vincolo si trasformò a verde privato. Tale variante, che consentiva di costruire nel quartiere di
via Libertà ove insistevano moltissime residenze private in stile Liberty, costituì il presupposto
giuridico per avviare il c.d. «Sacco di Palermo». Ancora oggi non è chiaro il motivo per il quale
il proprietario dello storico edificio avesse deciso di favorire la sua demolizione; tuttavia, dopo
l’abbattimento di Villa Deliella, lo scandalo che ne è derivato ha fatto sì che nessun costruttore
sia tuttora riuscito ad edificare l’area che, dopo essere stata utilizzata come discarica di rifiuti per
lungo tempo, venne poi trasformata in un autolavaggio all’aperto.
5 «Pio La Torre, nato a Palermo il 24 dicembre 1927, entra nel 1960 nel Comitato centrale del
PCI e, nel 1962 è Segretario regionale in Sicilia. Nel 1972 viene eletto deputato; in Parlamento
propone una legge che introduce il reato di associazione mafiosa, ed una norma che prevede la
confisca dei beni ai mafiosi. Nel 1981 torna in Sicilia per assumere la carica di Segretario regionale
del partito. La sua la più grande battaglia è stata contro la costruzione della base missilistica a
Comiso che, secondo La Torre, rappresentava una minaccia per la pace nel Mar Mediterraneo e
per la stessa Sicilia; per questo raccoglie un milione di firme in calce ad una petizione al Governo.
Il 30 aprile 1982, due moto affiancano l’auto con cui La Torre insieme a Rosario Di Salvo, sta
andando alla sede del partito. Alcuni uomini travisati con il casco e armati di pistole e mitragliette,
sparano decine di colpi contro i due. Pio La Torre muore all’istante mentre Di Salvo ha il tempo
per estrarre una pistola e sparare alcuni colpi, prima di soccombere. L’omicidio fu rivendicato
dai Gruppi proletari organizzati. Dopo nove anni di indagini, nel 1991, i giudici del Tribunale
di Palermo hanno chiuso l’istruttoria rinviando a giudizio nove boss mafiosi aderenti alla Cupo-
la di Cosa Nostra. Per quanto riguarda il movente sono state fatte varie ipotesi, ma nessuna ha
avuto riscontri oggettivi. Nel 1992, un mafioso pentito, Leonardo Messina, ha rivelato che Pio
La Torre fu ucciso su ordine di Totò Riina, capo dei corleonesi, a causa della sua proposta di
legge riguardante i patrimoni dei mafiosi. A Pio La Torre è stato intitolato il nuovo aeroporto di
Comiso» (tratto dall’Archivio della Memoria del sito ansa.it).
6 Nel 1963, Salvo Lima fu costretto ad ammettere di conoscere superficialmente il boss mafioso
Salvatore La Barbera, fratello di Angelo, come risulta dalle conclusioni dell’istruttoria sulla «prima
guerra di mafia», depositata dal giudice Cesare Terranova nel 1964, e riportata poi negli atti della
Commissione parlamentare antimafia e nella relativa relazione di minoranza del 1976 redatta,
tra gli altri, dagli onorevoli Pio La Torre e lo stesso Cesare Terranova: «Restando nell’argomento
delle relazioni è certo che Angelo e Salvatore La Barbera, nonostante il primo lo abbia negato,

