Page 130 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alfonso manzo
scrupoloso adempimento dei doveri. Sono responsabilità, difficoltà, asperità che mi
competono e mi troveranno fermo al mio posto».
2. INQUADRAMENTO DEL FENOMENO MAFIOSO
Nell’audizione del 28 marzo 1969 innanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia,
il Col. dalla Chiesa delineò un quadro di situazione estremamente chiaro e preciso sul
fenomeno mafioso nella Sicilia occidentale, partendo dalla constatazione che la mafia da
lui investigata nel triennio 1966-1969 era molto diversa da quella conosciuta e combattuta
nel periodo 1949-1950, allorquando comandava il Gruppo Squadriglie dei Carabinieri
in Corleone (PA). Egli afferma che i sodalizi mafiosi hanno, nel frattempo, subito dei ridi-
126 mensionamenti sia quantitativi che nella qualità delinquenziale della loro azione, dovuti
alla costante azione di contrasto svolta dall’Arma dei Carabinieri al fenomeno, sul piano
sia giudiziario sia delle misure di prevenzione personali, massicciamente intraprese a se-
guito di una iniziale recrudescenza registratasi nell’anno 1968. Tale pressante azione di
contenimento di Cosa Nostra sia nel capoluogo di Regione sia nelle province di Palermo,
Trapani, Agrigento e Caltanissetta, aveva fatto sì che «[…] l’unico conforto che è derivato
a noi dell’Arma è di sapere che le vittime si sono a noi rivolte fiduciose. Questo è un lato
positivo, che occorre sottolineare, perché si è avuto fiducia negli organi dello Stato, e li
si è messi nelle condizioni di poter intervenire efficacemente, senza bisogno di ricorrere
a delatori o a spie». Alla rivendicazione dell’Ufficiale superiore dei Carabinieri di non
doversi rimproverare nulla in termini di energia, di distacco e di obiettività nei confronti
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dei mafiosi, il Presidente della Commissione , On.le Francesco Cattanei, avanza una spe-
cifica richiesta tesa a conoscere il livello di infiltrazione della mafia nelle amministrazioni
pubbliche locali al fine di acquisire il controllo di tali centri di potere. Il Col. dalla Chiesa,
a tale domanda, esprime una serie di considerazioni che partono dalla constatazione che
numerosi risultano i personaggi espressione delle famiglie mafiose innestati nei gangli
delle amministrazioni locali, sia con ruoli modesti sia con responsabilità amministrative
considerevoli, e comunque sempre in grado di influenzare le scelte degli amministratori
pubblici, in funzione del surplus di valore che derivava dalla forza di intimidazione pro-
veniente dalla famiglia di appartenenza. Di estremo interesse risulta altresì la risposta che
il Col. dalla Chiesa fornisce al Presidente della Commissione che gli chiede se sia davvero
impossibile scoprire i capi dell’organizzazione mafiosa:
Vorrei aprire una breve parentesi, e cioè dire che i colpiti da misure di prevenzione su no-
stra proposta, sono soltanto per un quinto mafiosi, o indiziati tali; il resto sono delinquenti
comuni, il resto è la delinquenza minorile che incalza: se non la freniamo in partenza,
ci troveremo di fronte a generazioni successive piene, colme di delinquenti della peggior
risma, qui come in ogni parte d’Italia, mi pare. Proseguendo, le dirò che il capo mafioso
è noto perché la tradizione lo ha fatto tale; e domina in una zona. Vorrei mostrare all’O-
norevole Presidente e ai Membri della Commissione una scheda, che io ho preparato per
11 La prima Commissione, presieduta dall’onorevole Paolo Rossi, costituita nel febbraio del 1963,
non tenne alcuna seduta a causa dell’avvenuto scioglimento delle Camere. Alla ripresa dell’attività
legislativa la guida della Commissione parlamentare antimafia venne affidata al senatore Donato
Pafundi; l’organismo parlamentare iniziò i suoi lavori sulla scia dell’indignazione generata dalla
strage di Ciaculli avvenuta cinque giorni dopo la sua costituzione. Il suo compito fu quello di
analizzare, limitatamente alla regione Sicilia, la genesi e le caratteristiche del fenomeno mafioso,
al fine di indicare le misure necessarie per reprimerne le manifestazioni ed eliminarne le cause.
La Commissione, alla cui presidenza dopo il senatore Pafundi si successero l’Onorevole Cattanei
e il Senatore Carraro, terminò i suoi lavori nel 1976 e vennero pubblicati quarantadue volumi di
atti per un totale di circa 30.000 pagine.