Page 135 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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Il comando della Legione Carabinieri di Palermo
fase fu, infatti, contrassegnata da una impressionante sequenza di fatti di sangue e
sempre più evidenti incroci di interessi tra mafia e politica: la strage di viale Lazio (11
dicembre 1969), la scomparsa del giornalista Mauro De Mauro (16 settembre 1970),
l’elezione a sindaco di Palermo del già chiacchierato esponente Dc Vito Ciancimi-
no, l’omicidio all’ospedale civico dell’albergatore Candido Ciuni (28 ottobre 1970).
L’anno seguente, il 5 maggio 1971, addirittura il Procuratore della Repubblica di
Palermo, Pietro Scaglione sarebbe caduto sotto i colpi di un commando mafioso.
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sezione della Corte d’Assise, Vincenzo Stea, il cui testo era il seguente: «Voi baresi non avete
capito o, per meglio dire, non volete capire cosa significa Corleone. Voi state giudicando degli
onesti galantuomini, che i carabinieri e la polizia hanno denunciato per capriccio. Noi vi vogliamo
avvertire che se un galantuomo di Corleone sarà condannato, voi salterete in aria, sarete distrutti,
sarete scannati come pure i vostri familiari. A voi ora non resta che essere giudiziosi». 131
Tra le 64 sentenze di assoluzione pronunciate dalla Corte d’Assise di Bari risultarono Luciano Leg-
gio, Salvatore Riina e Bernardo Provenzano, i quali, alla luce dell’anonimo pervenuto, avrebbero
dovuto essere considerati dei «galantuomini». Avendo la storia dimostrato invece che si trattava
dei più pericolosi, sanguinari, barbari ed disumani capi che un’organizzazione di tipo mafioso
abbia mai conosciuto in Italia, le dichiarazioni di evidente censura circa i malefici effetti di certe
sentenze sulla vitalità dell’azione di contrasto alla mafia, che il Col. dalla Chiesa rilascerà in una
successiva audizione della Commissione Antimafia, appaiono uno dei tanti campanelli d’allarme
che il solerte servitore dello Stato lancerà, invano, alle istituzioni pubbliche.
14 Pietro Scaglione nasce il 2 marzo 1906 a Lercara Freddi, in provincia di Palermo. Consegue la laurea in
giurisprudenza, presso l’Università di Palermo il 10 dicembre 1927 e a soli 22 anni entra in magistratura:
nominato vice pretore onorario con R.D. 5 aprile 1928, nel marzo 1929, viene incaricato della reggenza
della Pretura di Collesano, mettendo immediatamente in luce le proprie doti. Con decreto 11 agosto
1933 Pietro Scaglione viene nominato Pretore aggiunto e – con decreto del 15 gennaio 1934 – trasferito
alla Pretura Unificata di Palermo dove si afferma per capacità, cultura, spirito di sacrificio ed imparzia-
lità. Il 29 marzo 1947, con Decreto del Capo provvisorio dello Stato, il dott. Scaglione viene destinato
alla Procura di Palermo con funzioni di Sostituto Procuratore; il magistrato, il 28 maggio dello stesso
anno, presta giuramento di fedeltà alla neonata Repubblica Italiana, ove (per esigenze di servizio il
magistrato viene anche applicato alla Procura Generale), Pietro Scaglione è chiamato ad occuparsi dei
più importanti processi di mafia di quel periodo, tra cui quello per la strage di Portella della Ginestra
(come anche gli altri processi alla banda Giuliano).
L’assemblea plenaria del Consiglio Superiore della Magistratura, il 16 marzo 1962, delibera il conferi-
mento dell’ufficio direttivo di Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo al dott. Pietro
Scaglione, il quale prende possesso delle nuove funzioni il 28 aprile 1962. Sono gli anni della grande
speculazione edilizia (il c.d. «sacco di Palermo») e della prima guerra di mafia che vede contrapposte,
per il controllo delle aree edificabili e del traffico di stupefacenti, le bande dei La Barbera da una parte,
e dei Greco e dei Torretta dall’altra; l’escalation di omicidi ed attentati dinamitardi raggiunge l’apice
nel mese di giugno del 1963 con la strage di Ciaculli in cui perdono la vita il tenente dei Carabinieri
Mario Malausa, il maresciallo di P.S. Silvio Corrao, il maresciallo dei Carabinieri Calogero Vaccaro,
gli appuntati Eugenio Altomare e Marino Fardelli, il maresciallo dell’Esercito Pasquale Nuccio, ed il
soldato Giorgio Ciacci. La Procura, con a capo Pietro Scaglione, e l’Ufficio Istruzione di Palermo, per
il tramite del giudice Cesare Terranova, preparano i processi che – come già avvenuto per la strage di
Portella della Ginestra – vengono, per legittima suspicione, trasferiti da Palermo e celebrati a Catanzaro
dove la Corte d’Assise li riunisce e li definisce con la sentenza del 22 dicembre 1968. I Giudici dell’Assise
calabrese non riconoscono la stretta connessione delle diverse azioni delittuose e l’esistenza di vincoli
associativi tali da considerare l’unicità della struttura criminale. La maggior parte degli imputati viene
assolta con la formula dubitativa dell’insufficienza di prove. L’esito del processo non fa che rafforzare,
all’esterno, l’immagine d’impunità ed il potere di influenza della mafia.
Il processo, istruito a Palermo su diversi fatti criminali verificatisi a Corleone nel quinquennio 1958-1963
che vedono coinvolto Luciano Leggio (già assolto dalla Corte d’Assise di Catanzaro, come accaduto in
diversi e numerosi, altri, processi), che insieme ai suoi sodali (in particolare Salvatore Riina e Bernardo
Provenzano) sta attuando la scalata per il controllo dell’organizzazione criminale attraverso una sangui-
nosa guerra finalizzata all’eliminazione del boss locale Michele Navarra e delle persone a quest’ultimo
legate, ancora una volta viene celebrato lontano dal capoluogo siciliano: con sentenza della Corte
d’Assise di Bari del 10 giugno 1969, Luciano Leggio viene nuovamente assolto per insufficienza di prove.
La catena di crimini violenti in Sicilia non tende, nel frattempo, ad attenuarsi. Nel pomeriggio del 1°
giugno 1970 viene ferito in via Sciuti (zona residenziale di Palermo) l’onorevole Angelo Nicosia, parla-