Page 144 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alfonso manzo
dei suoi scritti, sul voler subito illustrare il suo progetto di comando nel tentativo
di persuadere e coinvolgere sin dal primo giorno i propri Collaboratori, ma anche
saper dosare adeguatamente il rigore della disciplina. Fil rouge di tutto il suo scri-
vere e di tutto il suo dire è l’etica profonda che anima la sua azione, un’etica ancor
più praticata di quanto non sia declamata, una deontologia rigorosa, ambiziosa e
pragmatica al tempo stesso.
Il Colonnello dalla Chiesa in Grande
Uniforme Speciale al termine di una
cerimonia militare presso il Coman-
do Legione Carabinieri Palermo.
Foto E. Brai
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Tra i primi scritti in cui ci siamo imbattuti spicca una direttiva datata 27 gennaio
1967, pochi mesi dopo l’assunzione del Comando Legione, dall’oggetto «Norme di
tratto» indirizzata sino a livello Comando Intermedio, con la quale egli stigmatizza
la condotta di taluni Comandanti di Reparto che indulgono nel farsi appellare
«Cavaliere» ovvero di altri che usano la forma di saluto, tipicamente siciliana,
«baciamo le mani» al cospetto dei notabili locali. La censura è netta in quanto tali
atteggiamenti incidono direttamente sul decoro e sul prestigio dell’uniforme e, so-
prattutto di colui che la indossa, che deve rifuggire da qualsiasi forma di servilismo,
anche soltanto apparente (essere e sembrare), così come da vanità non consone a
un servitore dello Stato.
Se la si analizza più attentamente, nella parte relativa alle modalità di saluto quan-
tomeno sommesso, il latore della direttiva intende affermare un altro tema a lui assai
caro e, cioè, quello dell’incondizionabilità del Carabiniere il quale, per compiere
appieno il proprio dovere, non può avere vincoli o remore di alcun genere.