Page 86 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alfonso manzo
al suo insediamento a Corleone: «In possesso di un tale precedente ed analizzando,
sceverando, ricercando quelli che potessero rappresentare elementi più importanti
e comunque solide basi di partenza per la ripresa delle indagini, lo scrivente, anche
in ottemperanza a specifiche direttive ricevute dal superiore C.F.R.B., giunse, da
un lesto ma graduale ritorno alla serenità dell’ambiente locale, a circoscrivere la
propria attività indagativa su Criscione Pasquale di Salvatore e su Liggio Luciano
di Francesco Paolo, ambedue da Corleone».
La stessa sera del 30 novembre 1949 venivano quindi fermati, dai Carabinieri del
Capitano dalla Chiesa, Criscione Pasquale, Liggio Luciano e Collura Vincenzo. Sul
conto del primo «era ovvio ci si soffermasse, in quanto fra tutti doveva rappresentare
il trait-d’union tra lo scomparso e la famiglia, il paese, la vita, così come era ovvio
considerare la sua amicizia – di aver lasciato il Rizzotto all’angolo di via Marsala
82 mentre questi si accingeva a recarsi dal sarto Coniglio – come frutto di mendacio
interessato».
Sul conto del secondo invece pur non potendosi considerare come prova a suo carico
la circostanza, a suo tempo segnalata, l’essere cioè egli fuggito la sera del 14.3.1948 alla
sola vista degli agenti della forza pubblica, rimaneva pur sempre la bieca figura morale
dell’individuo che, nelle sue vendette e nell’esecuzione dei suoi crimini, aveva sottratto,
alla personalità umana del prossimo, ogni valore e ogni significato, rimanevano pur
sempre delitti e delitti contro la persona a lui addebitati dalla vox populi e per i quali
la giustizia degli uomini mai l’aveva raggiunto in quanto la sua sanguinarietà era fra gli
altri – vittime o non – sinonimo di terrore; rimaneva il fattore tempo che, nel suo scor-
rere, non gli avrebbe per sempre concessa l’irraggiungibilità delle prove. Ed il tempo ha
fatto sì, in uno con il particolare servizio informativo, posto in atto da questo comando,
che si potesse raccogliere una informazione oltremodo preziosa: l’essere stato il Liggio
Luciano, la sera della scomparsa del Rizzotto, verso le ore 22, notato mentre, fermo
di fronte al Caffè Alaimo chiamava a sé ad alta voce il Criscione Pasquale che, in quel
momento, dal lato opposto della strada, si stava accompagnando con il Rizzotto; anche
il giorno successivo i due vennero visti confabulare nei pressi del cinema Martorana.
Contestati i nuovi elementi raccolti a loro carico, tanto il Criscione quanto il Collura
ammisero dinanzi ai verbalizzanti, Capitano Carlo Alberto dalla Chiesa, Brigadiere
Capizzi e Carabiniere Ribezzo , di avere partecipato al sequestro di Placido Rizzotto,
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in concorso con Leggio Luciano, ucciso da quest’ultimo con tre colpi di pistola. Il
Criscione, in particolare, dichiarò che la sera del 10 marzo 1948, trovandosi nella
piazza principale del paese, aveva visto il Rizzotto insieme a Benigno Ludovico e un
altro individuo. Verso le ore 22, nei pressi del Caffè Alaimo, era stato chiamato dal
Leggio Luciano, che gli aveva ingiunto di avvicinare il Rizzotto e di proseguire con
lui verso la villa comunale, mostrandogli – per intimidirlo – una pistola che teneva
nella cintura sotto il mantello. Ciò egli aveva fatto. Giunti nella via Marsala, il Leggio
li aveva raggiunti e, minacciando il Rizzotto con l’arma da fuoco, gli aveva ordinato
di seguirlo verso la via Sant’Elena, all’estremità della quale si era unito a essi Col-
lura Vincenzo, pure armato. Il Rizzotto era stato posto nel mezzo tra il Leggio e il
Collura e condotto verso la contrada Sant’Ippolito, mentre a lui, Criscione, era stato
ingiunto di ritornare indietro e di non far cenno ad alcuno di quanto era avvenuto,
pena la morte. Il giorno successivo, il Leggio gli aveva detto che il Rizzotto era ca-
5 Si tratta di un Carabiniere proveniente dalla Legione di Bari, sul quale il Comandante della
Legione, Colonnello Romano dalla Chiesa, confidava per «coprire le spalle» al figlio Carlo Al-
berto, Comandante delle Squadriglie di Corleone (tratto da una testimonianza resa agli Autori
dal figlio Pasquale del Carabiniere, poi Brigadiere, Ribezzo).