Page 91 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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Il comando del Gruppo Squadriglie Carabinieri di Corleone
ultimi tempi in Corleone e rimasti ad opera di ignoti, è anche vero che difficile riesce il
credere che questo ragazzo poco più che ventenne, abbia potuto nel giro di sole tre ore
circa organizzare un delitto così ben studiato nei suoi particolari da riuscire perfetto nel
fine raggiunto e difficile in quello da raggiungere dagli organi di polizia.
Il Comando Gruppo Squadriglie di Corleone del Cap. dalla Chiesa denunciò quindi,
con il menzionato rapporto del 18 dicembre 1949, quali autori dell’efferato omicidio
del Rizzotto, Luciano Leggio, ancora irreperibile, Criscione Pasquale e Collura Vin-
cenzo, in stato di arresto; deferì altresì per favoreggiamento, certo Cutropia Biagio.
Il rapporto si conclude con le formule di rito:
Nel mentre si assicura la S.V. Ill/ma che nulla verrà tralasciato sia per acclarare eventuali
responsabilità riflesse sia per giungere al fermo del Liggio, ravvisando nei confronti 87
degli emarginati gli estremi dei reati a fianco di ognuno indicati, si rapporta il tutto per
quanto di competenza di cotesta autorità giudiziaria.
I resti dei cadaveri e relativi oggetti rinvenuti nella foiba della montagna Casale si tro-
vano piantonati dai militari di quest’Arma presso il locale cimitero.
Gli arrestati sono stati in data odierna associati alle carceri locali […] L’arma sequestrata
a Collura Vincenzo è cioè una pistola a rotazione a 5 colpi calibro 32 marca Smith
matricola 370060: la pistola è munita di 5 cartucce.
Firmato: Il Capitano Comandante del Gruppo Squadriglie Carlo Alberto dalla Chiesa.
Gruppo firma del Capitano Carlo
Alberto dalla Chiesa, Comandante
del Gruppo Squadriglie di Corleone
In seguito, i denunciati, il Criscione, il Collura e il Cutropia, negarono ogni addebito.
I primi due dichiareranno, poi, di non aver reso alcuna confessione e di avere firmato
dei verbali ignorandone il contenuto, perché sottoposti a estenuanti interrogatori e a
violenze di ogni sorta da parte dei verbalizzanti, nelle camere di sicurezza della sta-
zione di Bisacquino. Si procedette inoltre, nel cimitero di Corleone, alla ricognizione
delle cose e dei resti innanzi al magistrato e, anche questa volta, le scarpe e i pezzi di
stoffa color verde furono riconosciuti da Rizzotto Carmelo e da Benigno Ludovico.
I periti accertarono che lo scheletro di cui facevano parte la tibia e il perone reper-
tati erano di individuo robusto, di sesso maschile, alto centimetri 165 circa, di età
compresa tra i venti e i quaranta anni; ritennero che la morte risalisse a un anno
o due e non furono in grado di stabilirne le cause. Circa gli altri reperti ossei, essi
dovevano appartenere a due scheletri diversi, l’uno di individuo dai 20 ai 30 anni,
alto centimetri 159-160 e l’altro di individuo di sesso maschile, di età tra i 20 e i 30
anni e di statura non precisabile. Anche il decesso di questi ultimi due risaliva a uno o
due anni prima. In sede di ispezione dei luoghi, il Giudice accertò che dalla periferia
dell’abitato di Corleone, e precisamente dall’ultimo fabbricato della via Sant’Elena,
percorrendo a piedi la trazzera di Sant’Ippolito denominata strada vicinale Punzotto
e poi la vicinale Rozzola Pane e la trazzera Sant’Agata, si perviene nella proprietà