Page 92 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alfonso manzo



                                              Vintaloro, ove era ubicata la foiba, superando una distanza di circa 8 chilometri e
                                              impiegando poco più di tre ore.
                                              I Carabinieri che accompagnarono sul posto il Magistrato inquirente riferirono che
                                              l’imboccatura della foiba, all’atto in cui era stata scoperta, era ostruita da due grossi
                                              massi che riducevano l’apertura, massi rimossi durante le operazioni di estrazione
                                              dei resti dei tre cadaveri. In seguito a varie istanze presentate da Rizzotto Carmelo
                                              per ottenere che fossero estratti dalla foiba del Casale tutti i resti dei tre cadaveri,
                                              non solo per darvi degna sepoltura ma anche per agevolare le indagini per la si-
                                              cura identificazione degli uccisi, il Comando dei Vigili del Fuoco comunicò che le
                                              difficoltà di accesso alla foiba, rendendo impossibile l’impiego di mezzi di respira-
                                              zione speciale autonoma, non consentivano di procedere a ulteriore esplorazione;
                                              i periti nominati dal Giudice istruttore confermarono che le anguste dimensioni
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                                              esperimento e giudicarono che la migliore soluzione per rendere possibile l’accesso
                                              nella foiba fosse quella di allargare l’imboccatura mediante uno scavo in verticale.
                                              Data l’entità della spesa da sostenere, prevista in lire 1.750.000, la Procura della
                                              Repubblica, con nota del 1° agosto 1950, ritenne opportuno informare il Ministero
                                              di Grazia e Giustizia affinché autorizzasse l’esecuzione dei lavori, ma espresse, al
                                              tempo stesso, il parere che l’estrazione degli altri resti dei cadaveri fosse di scarsa
                                                                          8
                                              importanza ai fini processuali .
                                              I familiari dello scomparso confermarono le precedenti dichiarazioni e Rizzotto
                                              Carmelo aggiunse che, pur non potendo fornire alcun elemento concreto, era pie-
                                              namente convinto che fra i responsabili del delitto vi fosse, oltre al Leggio e agli altri
                                              denunziati, anche il Michele Navarra, quale mandante. Rizzotto Antonino precisò
                                              che il suo defunto fratello era stato in ottimi rapporti con Criscione Pasquale sino a
                                              quando parte delle terre dell’ex feudo Brago erano state concesse alla cooperativa
                                              agricola «Bernardino Verro» e dichiarò che, nei primi giorni di marzo, uscendo una
                                              sera dalla sede della Camera del Lavoro, aveva notato, nelle immediate vicinanze,
                                              Leggio Luciano e Criscione Pasquale che pareva fossero in agguato. In merito al
                                              riconoscimento delle scarpe già effettuato dinanzi al Magistrato, precisò che non
                                              poteva sussistere dubbio alcuno in lui, perché aveva egli stesso calzato quel paio di
                                              scarpe, che essendo per lui strette aveva poi ceduto al fratello.
                                              Rinviati a giudizio innanzi alla Corte d’Assise di Palermo, il Pubblico Ministero ri-
                                              chiese l’ergastolo a carico di Luciano Leggio, del Criscione e del Collura: ma la Corte
                                              (Presidente Gionfrida), con sentenza 30 dicembre 1952, li prosciolse per insufficien-
                                              za di prove, revocando il mandato di cattura emesso a suo tempo contro il Leggio,
                                              dubitando delle confessioni «stragiudiziali» rese ai Carabinieri dal Criscione e dal
                                              Collura, dubitando del riconoscimento dei miseri resti effettuato dai congiunti del
                                              Rizzotto e dubitando dell’effettiva causa del raccapricciante assassinio. La sentenza
                                              fu appellata dal Pubblico Ministero; ma soltanto 7 anni dopo, l’11 luglio 1959, a
                                              oltre 11 anni dal fatto, la Corte di Assise di Appello di Palermo (Presidente Criscuoli,
                                              Pubblico Ministero Sesti) passava al vaglio la tragica vicenda. Ancora una volta il
                                              Pubblico Ministero chiedeva la condanna all’ergastolo del Leggio, del Criscione e
                                              del Collura, e ancora una volta la Corte li assolveva con formula dubitativa, confer-
                                              mando la sentenza di primo grado.




                                              8  Il 16 marzo 2012, il Consiglio dei Ministri ha deciso di concedere i funerali di Stato alla salma
                                              di Placido Rizzotto, martire della lotta a Cosa nostra per la difesa dei diritti dei lavoratori, alla
                                              luce del positivo riscontro dei test DNA sui resti allora riesumati di Placido Rizzotto; Tale rico-
                                              noscimento fu proposto tra gli altri da David Sassoli, all’epoca euro parlamentare, poi Presidente
                                              del Parlamento europeo, e dall’ex Segretario del Partito Democratico.
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