Page 96 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
P. 96

alfonso manzo



                                              piccolo delinquente audace e sanguinario, possibile sicario di autorevoli mandanti,
                                              né il modesto esecutore di ordini altrui, bensì un personaggio che aveva bisogno di
                                              lavorare in proprio, sullo stesso piano dei più autorevoli mafiosi della zona. Nel no-
                                              vembre 1948, Luciano Leggio si era sottratto all’arresto e si era dato alla latitanza,
                                              protrattasi per ben 16 anni, a eccezione di un breve intervallo tra il 1957 e il 1958,
                                                                                                                     11
                                              in cui ritornò libero a Corleone, finché il 14 maggio 1964 non venne arrestato . Per
                                              lungo tempo, il Leggio si era tenuto nascosto nell’Ospizio Marino di Palermo, sotto
                                              il falso nome di Gaspare Centineo, alloggiato in una confortevole camera appartata
                                              e assistita dal medico, dottor Gaetano La Mantia, evidentemente suo buon amico.
                                              La lunga latitanza costituiva chiara dimostrazione di quali rilevanti profitti avesse
                                              ricavato dalle sue imprese criminose; è sufficiente pensare alle ingenti somme neces-
                                              sariamente spese in tanti anni per spostarsi continuamente da una località all’altra,
       92                                     per ricoverarsi o soggiornare in costosi luoghi di cura, per retribuire informatori e

                                              favoreggiatori, perché si abbia una idea approssimativa, certamente per difetto, dei
                                              cospicui guadagni da lui realizzati sfruttando convenientemente la sua nascente po-
                                              sizione di capomafia, mediante l’estorsione praticata nelle più svariate forme, quasi
                                              sempre neppure denunciate, e l’imposizione diretta della mediazione negli affari e
                                              la partecipazione senza oneri in lucrose attività commerciali e industriali. L’arricchi-
                                              mento di Luciano Leggio non poteva avere altre spiegazioni; ed è da escludere che
                                              egli possa essere stato in qualche modo aiutato dai suoi congiunti, perché costoro,
                                              che non ne avrebbero comunque avuto la possibilità, anziché depauperarsi avevano
                                              anzi notevolmente migliorato le proprie condizioni economiche, dimostrando così
                                              di avere beneficiato anche essi del suo arricchimento.
                                              Protetto dal Navarra il quale, reduce nel 1949 dal confino di polizia e abbandonati
                                              i legami politici di un tempo (prima separatista, poi liberale), aveva sposato la causa
                                              del partito al potere dopo le elezioni del 18 aprile 1948 per rifarsi una verginità e
                                              consolidare la propria posizione, Luciano Leggio per alcuni anni, sia perché latitante
                                              sia perché intento a gettare le basi di un sicuro avvenire, non diede luogo a manife-
                                              stazioni criminose di rilievo o meglio non si hanno prove di tali manifestazioni. Egli
                                              operò e agì in silenzio, confidando sul timore che incuteva e sul proprio prestigio e
                                              preferendo evitare dimostrazioni clamorose. Tuttavia, secondo il dettato dell’espe-
                                              rienza, è proprio nei periodi apparentemente più tranquilli che la mafia si mostra
                                              nell’intera sua potenza, quando cioè nessuno osa contrastarle il passo e nessuna voce
                                              si leva contro quella autorevolissima dei suoi accoliti.
                                              Nella cartella biografica di Michele Navarra redatta dalla Questura di Palermo, si
                                              legge, a un certo punto, che egli agì come «mandatario» di numerosi omicidi, fra
                                              i quali in particolare quelli in persona del dottor Carmelo Nicolosi e del Rizzotto.




                                              della spontaneità della confessione del Pasqua perché ritrattata dinanzi al magistrato e «frutto
                                              di pressioni e di intimidazioni» (non disponeva però di procedere a carico di coloro che, illecita-
                                              mente, avrebbero posto in essere tali pressioni e intimidazioni); negava ogni valore di prova alle
                                              dichiarazioni dei familiari del Comajanni, per le «reticenze, le contraddizioni e le incertezze» in
                                              cui essi erano caduti e perché «non sono stati coerenti», avendo tra l’altro, la moglie dell’ucciso,
                                              preferito confidarsi con i giovanissimi figlioli anziché con le cognate e, dopo 22 anni dal fatto, il 18
                                              febbraio 1967 assolveva definitivamente il Leggio e il Pasqua dall’omicidio della povera guardia
                                              giurata. Il 7 febbraio 1948, veniva ucciso tal Piraino Leoluca di Giovanni: pochi giorni dopo, il
                                              18 marzo 1948, il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Corleone, con rapporto n. 247 diretto
                                              alla Procura della Repubblica di Palermo, denunciava Luciano Leggio quale autore dell’omicidio,
                                              commesso in correità con Bellomo Salvatore. Veniva quindi iniziata formale istruttoria, ma al
                                              termine di essa, con sentenza del 21 giugno 1950, il Giudice Istruttore di Palermo proscioglieva
                                              il Leggio e il Bellomo con formula piena, per non aver commesso il fatto.
                                              11  Luciano Leggio fu arrestato, la sera del 14 maggio 1964, in casa di Leoluchina Sorisi, indicata
                                              come la fidanzata dello stesso Placido Rizzotto, ove si nascondeva da alcuni mesi.
   91   92   93   94   95   96   97   98   99   100   101