Page 87 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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Il comando del Gruppo  Squadriglie Carabinieri di Corleone


                                              duto in un fosso dove nessuno avrebbe potuto trovarlo. Collura Vincenzo confermò
                                              quanto dichiarato dal Criscione, aggiungendo che, dopo che il Criscione era ritor-
                                              nato indietro, egli stesso, Leggio e Rizzotto, attraversata la contrada Sant’Ippolito,
                                              erano pervenuti in un terreno seminativo, nella contrada Casale, ove era stato a lui
                                              ingiunto di rimanere ad attendere, mentre Leggio e Rizzotto avevano proseguito
                                              verso le pendici della montagna. Pochi minuti dopo, – riferiva il Criscione – aveva
                                              inteso tre colpi di pistola; dal Leggio, ritornato indietro, gli era stato riferito di aver
                                              ucciso Rizzotto perché questi era un «tragediatore» e di averne buttato il cadavere
                                              in una «ciacca . Aveva rivisto il Leggio due giorni dopo e, in quella circostanza, gli
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                                              era stato dal medesimo raccomandato di mantenere il silenzio assoluto su ciò che
                                              era accaduto. Sulla causa del grave delitto non dette spiegazioni.
                                              Il Capitano dalla Chiesa prosegue:
                                                                                                                                83

                                                   Attraverso i fatti, così come sopra riferiti, dai due fermati, e confermati già dagli indizi
                                                   raccolti, nel mentre si poterono conoscere i particolari del barbaro omicidio in pregiudizio
                                                   del Rizzotto, era anche possibile conoscere sia pure approssimativamente il luogo ove
                                                   doveva tuttora giacere il cadavere dello scomparso. Lo scrivente pertanto accompagnato
                                                   da sottufficiali e militari dipendenti il giorno 6 di questo mese, seguendo la stessa strada
                                                   dagli omicidi percorsa raggiunse la località Scala del cardone al termine della quale esiste
                                                   effettivamente un tratto di terreno seminativo; ai suoi margini opposti inizia la seconda
                                                   balza della montagna Casale e, per un buon tratto delle due pendici, gli uomini cercarono
                                                   di identificare la “sciacca” che per le indicazioni ricevute per le sue caratteristiche che
                                                   poteva essere stata, tra le quattro o cinque esistenti, la tomba del Rizzotto. Dopo alcune
                                                   ore di ricerche alfine, occultata da una punta rocciosa che la sottraeva alla vista dei meno
                                                   pratici del luogo, venne rinvenuta una specie di foiba dall’ingresso molto ristretto, ma
                                                   dalla quale non riuscivasi a scorgere il fondo. Una grossa pietra venne allora calata con
                                                   una fune lunga 50 metri circa e si riportò pertanto il convincimento che la fatica fosse
                                                   stata coronata dal successo specie per quanto due giorni dopo con un sistema a mo’ di
                                                   carrucola si fece scendere il dipendente carabiniere Notari Orlando; questi infatti tra i
                                                   40-45 metri con la semplice lampadina tascabile di cui era munito, riuscì a scorgere il
                                                   margine della “sciacca”, distante da lui ancora una decina di metri e con esso termine
                                                   una massa di cose informi che non poté distinguere perché preso da lieve malessere.

                                              Il 13 dicembre 1949, con l’intervento di una squadra dei Vigili del Fuoco, furono
                                              estratti dalla foiba alcuni resti scheletrici di tre cadaveri, non essendo stato possibile
                                              recuperarli interamente a causa delle ristrettissime dimensioni dell’ingresso della
                                              foiba e dei cunicoli discendenti, le cui pareti, frastagliate e piene di anfratti, non solo
                                              impedivano di tirar su pesi voluminosi, ma rappresentavano un serio pericolo per chi
                                              dovesse risalire con una corda da guida e, per di più, con movimenti intralciati dal
                                              materiale da riportare alla luce. Furono prelevati dai resti umani, lembi di indumenti
                                              e oggetti utili per l’identificazione, (pezzi di stoffa, portafogli di tela cerata grigia,
                                              cinghia di cuoio bleu, la montatura di uno specchio, striscia di gomma piatta costi-
                                              tuente un legaccio reggi calza, un pettine nero, due scarponi chiodati con salvapunte
                                              di ferro, due gambali di cuoio, una fondina con cinghia per pantaloni, due scarponi
                                              tipo americano con suole e tacchi di gomma e resti ossei nell’interno, nonché una
                                              calza, una cordicella elastica legata a farfalla, presumibilmente usata come reggi
                                              calza, una pistola modello 1889, due scarponi con suole e tacchi di gomma, tipo
                                              americano, con resti di piede umano, lembi di stoffa per mutande), tenendoli per
                                              quanto possibile distinti per ciascuno dei tre cadaveri.


                                              6  «Ciacca»: definizione, nel dialetto siciliano, di lesione, crepa. Tratto dal dizionario dal siciliano
                                              all’italiano rinvenibile sul sito della Regione Siciliana.
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