Page 174 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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maggiore nel settembre 1942, fu inviato a occuparsi di controspionaggio a Ta-
                                   buna, una postazione del deserto a sud di Homs. Suo fratello, con il grado di
                                   maggiore di artiglieria, arrivato in Libia nel 1942, era responsabile dei cifrari e
                                   della redazione dei bollettini di informazione per il Comando.
                                      Anche il maggiore De Renzi era in Libia, come segretario factotum di Re-
                                   vetria. Era giunto in Tripolitania nel 1942 dopo essersi occupato di controspio-
                                   naggio in Russia, con il Corpo Italiano di Spedizione (C.S.I.R.), dove era stato
                                   ferito per due volte. Al contrario di Revetria, apprezzava molto i tedeschi. Si
                                   occupava del reclutamento degli informatori fra gli indigeni, fin dal 1941, il
                                   capitano Perroni che parlava un perfetto inglese e un ottimo arabo e forniva
                                   quindi un contributo di particolare valore a tutta l’attività. Rientrato in Italia,
                                   fu destinato in Sicilia, all’Ufficio ‘I’ della 6^ Armata.
                                      Dirigeva la Sezione ‘Tunisia’ il capitano Lo Bianco, profondo conoscitore
                                   della lingua araba. Fu rimpatriato nel 1942, dopo due anni di permanenza in
                                   Tripolitania. Nella vita civile era avvocato in Alessandria d’Egitto.
                                      Ufficiali informatori presso i Comandi tedeschi erano due giovani tenenti,
                                   il Ferri, studente in legge, che operava presso l’Alto Comando nazista. Parlava
                                   perfettamente il tedesco ma era noto per i suoi sentimenti anti germanici; lasciò
                                   Tripoli nel 1942 per essere inviato in Francia presso il governo di Vichy.
                                      Insieme a lui nel comando tedesco divisionale, c’era il tenente Padoa, poco
                                   popolare fra i tedeschi: era di religione ebraica e fu rinviato in Italia nel 1942.
                                   Nonostante la sua particolare situazione, era stato tenuto a lungo in Libia per-
                                   ché parlava correntemente inglese, tedesco e francese.
                                      Nel corso della sua permanenza in Libia, Revetria decise di inviare in mis-
                                   sione il maggiore Nani (v. sotto), che raggiunse Tunisi il 20 novembre 1942, con
                                   il compito di creare in quella città una postazione permanente di controspio-
                                   naggio su progetto approvato dal S.I.M., nell’ambito del 1^ Armata.
                                      Insieme al Nani, partirono il tenente Ilardo, ufficiale di fanteria della riser-
                                   va, amministratore del reparto, e il sottotenente Giumini anch’egli della riserva
                                   (in patria direttore del ‘Giornale di Genova’), incaricato dell’interrogatorio dei
                                   prigionieri  fino all’arrivo  del maggiore Leone  e di tenere a giorno l’ordine di
                                   battaglia dei nemici.
                                      A Tunisi, Nani iniziò a reclutare dei collaboratori. Nell’ambito della colo-
                                   nia italiana, d’accordo con Revetria, organizzò un centro di intercettazione che
                                   condivideva con la 5^ Armata tedesca in una villa nell’area di Montfleury, co-
                                   nosciuto come ‘Centro radio intercettazione della 1^ e della 5^ Armata coraz-
                                   zate’.
                                      Un centro intercettivo esisteva già nella 1^ Armata, comandato dal mag-
                                   giore Guiglia, che parlava un perfetto inglese e conosceva benissimo il Centro
                                   radio inglese dell’8^ Armata britannica che non trasmetteva sempre in cifra e
                                   che era quindi monitorato ad horas dagli italiani.
                                      Nani, però, volendo evitare ritardi nella trasmissione delle informazioni,






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