Page 82 - Conflitti Militari e Popolazioni Civili - Tomo I
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           esserne presenti altri, magari in diverse aree geopolitiche, mentre nell’ambito di uno stesso
           conflitto possono manifestarsi diverse tipologie . Soprattutto la classificazione ricordata è
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           applicabile alle guerre tra Stati e non alla guerra civile, che ha sempre un carattere πόόόμόό,
           poiché, come osserva Gianfranco Miglio, è «la più “vera” delle guerre … la guerra più “to-
           tale”, durante la quale non si riconoscono limiti alla aggressività, né regole umanitarie» . la
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           «guerra totale», tra Stati o civile, nota Carl Schmitt, «supera la distinzione fra combattenti
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              Nella storia si conoscono diversi tentativi di limitare lo scoppio delle guerre e di condurle
           secondo regole che ne limitino la ferocia. A partire da S. Agostino d’Ippona, soprattutto la
           Chiesa cattolica si è interrogata sulla moralità della guerra, elaborando il concetto di «guerra
           giusta». Delle cinque condizioni in base alle quali la guerra «può essere permessa ed avere un
           suo valore etico»  alcune riguardano la liceità del ricorso la forza, in termini giuridici lo jus
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           ad bellum: Auctoritas principis (solo il potere sovrano ha diritto di dichiarare la guerra), Iusta
           causa (ovvero la necessità di difendere un diritto di sommo rilievo, il diritto all’esistenza,
           alla libertà, al proprio territorio, ai propri beni, al proprio onore; la causa deve proporzionarsi
           ai gravi mali, che si affrontano nella guerra, deve essere certa, deve esservi fondata speranza
           che i vantaggi prevarranno sui danni), Ultima ratio (se sono falliti i mezzi pacifici di solu-
           zione della controversia). Riguardano invece lo jus in bello, le regole da osservare durante il
           conflitto, la condizione dello Iustus modus, in base alla quale l’uso della forza deve essere di-
           retto contro le armate nemiche e tutto ciò che non è richiesto per la rivendicazione del diritto
           è illecito ed in parte quella dell’Intentio recta: l’intenzione dei belligeranti, dice S. Tommaso
           d’Aquino, deve essere di fare il bene e schivare il male.
              Nei secoli nei quali esercitò la sua massima influenza nel modellare le leggi della Respu-
           blica Christiana, la Chiesa operò anche per regolare il fenomeno della guerra, restringendone
           il campo di esistenza, la crudeltà e la durata. La prima di queste misure fu la Paix de Dieu,
           instaurata dalla fine del X secolo e progressivamente ampliata, che istituiva la distinzione tra
           combattenti e civili, proibendo di maltrattare le donne, i bambini, i contadini, i sacerdoti e
           dichiarando inviolabili le case dei contadini e le chiese. La Trêve de Dieu, instaurata a partire
           dall’inizio dell’XI secolo, limitava la durata della guerra, proibendo di combattere dalla pri-
           ma domenica d’Avvento fino all’ottava dell’Epifania, dal primo giorno di Quaresima all’ot-
           tava dell’Ascensione e, durante tutto il resto dell’anno, dal mercoledì sera al lunedì mattina.
           La quarantaine-le-roi , istituita da Filippo Augusto di Francia, imponeva un intervallo di qua-


               relazione assetto politico, obiettivi della guerra, tipo di esercito, tecnica militare ed economia di guerra, la
               seconda che correla modelli di sistemi internazionali, istituzioni politiche, fonti di legittimità e paradigmi
               della sicurezza, proiettandosi nel futuro. Sul tema cfr. l’importante studio di K. J. Holsti, Peace and war:
               armed conflicts and international order 1648-1989, Cambridge, 1991.
           7   La seconda guerra mondiale vide ad esempio episodi cavallereschi da Medioevo e brutalità efferate. Dopo il
               1945 e dopo il 1990 sembra che i conflitti dei millenni passati abbiano lasciato ciascuno la propria eredità.
           8   G. Miglio, Guerra, pace, diritto. Una ipotesi generale sulla regolarità del ciclo politico, ora in id., Le rego-
               larità della politica. Scritti scelti, raccolti e pubblicati dagli allievi, Milano, 1988, vol. II, p. 772.
           9   C. Schmitt, Sulla relazione intercorrente fra i concetti di guerra e di nemico, scritto del 1938, ora in Id., Le
               categorie del ‘politico’. Saggi di teoria politica, a cura di G. Miglio e P. Schiera, Bologna, 1972, p. 201.
           10   a. Brucculeri S. i., Moralità della guerra, VI ed., Roma, 1953 [con approvazione dell’Autorità Ecclesias-
               tica], pp. 49-58.
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