Page 87 - Conflitti Militari e Popolazioni Civili - Tomo I
P. 87
87
aCta
altrove si combatteva una guerra vera, sporca, «povera e concreta», nella quale erano già
presenti molti degli elementi che caratterizzano i conflitti del periodo post-bipolare . Già «la
33
guerra fredda si beffa di tutte le distinzioni classiche di guerra e pace e neutralità, di politica
ed economia, di militare e civile, di combattenti e non combattenti» .
34
le guerre tra secOnda Metà del secOlO XX e secOlO XXi
Nella seconda metà del secolo XX ed in questo inizio del XXI è cambiato radicalmente il
tipo prevalente di guerra. tra le nazioni che appartengono alla civiltà occidentale sono scom-
parse le guerre . Sia pure in un contesto politico-diplomatico diverso da quello dell’epoca del
35
colonialismo e della decolonizzazione, proseguono invece i conflitti che vedono l’Occidente
impegnato nei teatri geopolitici del Terzo Mondo, nella forma oggi di operazioni di peace-
enforcement, guerra al terrorismo, interventi militari miranti al regime change ed allo state
building. Nel Terzo Mondo sono ricomparse su ampia scala le guerre etniche, tribali e civili,
che il colonialismo aveva fortemente limitato . in europa stessa ed ai suoi confini immediati
36
sono riapparsi conflitti allo stesso tempo civili ed interstatali, come nella ex Jugoslavia e nel
Caucaso. in altre parole sono quasi scomparse le guerre condotte con regole volte a limitarne
la crudeltà, mentre proliferano i conflitti dove la violazione di esse è parte integrante delle
tattiche impiegate e la popolazione civile è pienamente coinvolta nelle operazioni. All’inizio
del secolo XX la proporzione tra vittime militari e civili era di otto ad uno; già nella seconda
guerra mondiale vi era parità; oggi muore un militare ogni otto civili. Il dato va messo ovvia-
mente in relazione all’altro secondo il quale nel XX secolo 119 milioni di vittime sono stati
causati da conflitti infrastatali e 36 da conflitti interstatali . Finita la Guerra Fredda e scom-
37
33 Gli aggettivi citati compaiono in e. Galli della loggia, Il mondo contemporaneo (1945-1980), Bologna,
1982, p. 25.
34 C. Schmitt, Premessa, marzo 1963, in Id., Il concetto di ‘politico’, cit., pp. 99-100.
35 Dal punto di vista del ricorso alla forza militare, Henry Kissinger osserva che l’Occidente democratico ha
abolito le guerre al suo interno. L’Asia ricorda l’Europa del XIX secolo: le Grandi Potenze, Russia, India,
Cina, Giappone, si vedono come rivali strategiche; la pace si fonda sull’equilibrio, ma la guerra non è es-
clusa dall’orizzonte delle opzioni possibili. I conflitti del Medio Oriente ricordano l’epoca delle guerre di
religione: i conflitti non hanno natura economica, come all’interno dell’Occidente, o strategica, come in
Asia, bensì ideologica e religiosa. Gli attori si negano reciprocamente legittimità (Does America Need a
Foreign Policy?: toward a Diplomacy for the 21 Century, New York, 2001, pp. 25-26). Robert Cooper , già
st
consigliere di politica estera di Blair, ora direttore generale degli affari esteri dell’UE divide il mondo in tre
aree geo-politiche: i postmodern states come quelli dell’UE, che non si faranno mai guerra tra loro; i modern
states, bismarckian, spesso dotati di armamenti nucleari, come Cina ed India, che potrebbero usare la forza;
the «post-imperial chaos» dei premodern states, che richiedono la presenza “coloniale” di costruttori di
nazioni e di pace (The Breaking of Nations: Order and Chaos in the Twenty-first Century, New York, 2003,
chapters 1-2).
36 «Even with the aid of machine-guns and high explosives, the total of deaths inflicted on Afro-Asia by Europe
must have been trifling compared with the number inflicted on it by its own rulers, in Africa chiefly through
wars, in Asia chiefly in crushing revolts … Against the price of Western conquest ha sto be set the cessation
it brought of old endemic bloodshed» (V. G. Kiernan, European Empires from Conquest to Collapse 1815-
1960, Leicester, 1982, p. 227).
37 Cfr. J.-J. Roche, Théories des relations internationales, Paris, 2006, p. 104. Secondo altri calcoli le vittime
civili furono il 10% nella I guerra mondiale, il 52% nella II, il 90% nei conflitti successivi al 1945 (R. Tos-
cano, Il volto del nemico. La sfida dell’etica nelle relazioni internazionali, Milano, 2000, p. 150, n. 49).