Page 88 - Conflitti Militari e Popolazioni Civili - Tomo I
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88 XXXIV Congresso della CommIssIone InternazIonale dI storIa mIlItare • CIHm
parso il pericolo dello scontro nucleare globale, gli abitanti dell’Occidente, che ha abolito
al suo interno sia le guerre interstatali sia quelle civili ed anche la coscrizione obbligatoria,
potevano considerarsi al sicuro; ma la minaccia del terrorismo di matrice islamica pende ora
sulle loro teste ed anche i civili occidentali sono minacciati di morte .
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Contraddicendo l’antico adagio ciceroniano, ripreso da Grozio, «Inter bellum & pacem
nihil est medium» , molte parti del mondo vivono in uno stato intermedio di «de-institutio-
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nalized war» . Dopo il 1945, una «tipica guerra» non inizia con una dichiarazione formale,
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spesso è difficile identificare una precisa data d’inizio delle ostilità, può durare per decenni
(come il conflitto in Vietnam, nelle due fasi, francese ed americana, o la rivolta Eritrea inizia-
ta nel 1961 e conclusa solo nel 1991) e non terminare con un formale trattato di pace (come
la guerra di Corea). Si è allentato il rapporto consolidato tra sovranità statale, monopolio
della forza e radicamento territoriale; terroristi e criminali «often command large arsenals
previously affordable only to tax-raising governments, [but] they do not obey the rules that
sovereign governments observe» . emerge prepotentemente un tipo di violenza organizza-
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ta, che offusca le tradizionali distinzioni tra conflitti interni o civili e guerre transnazionali,
tra guerre condotte da «attori legittimi» e guerre private al limite del crimine organizzato,
tra aggressioni esterne e rivolte, tra legittime repressioni di gruppi violenti e violazioni su
larga scala dei diritti umani. I combattenti di questi conflitti, oltre agli eserciti regolari, sono
unità paramilitari di signori locali della guerra, gruppi mercenari , bande criminali, forze di
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polizia, unità fuoriuscite da eserciti regolari. Sfumano le distinzioni tra combattenti legitti-
mi e non, tra combattenti e civili, tra militari, poliziotti e criminali. i combattenti irregolari
dispongono anch’essi di tecnologie avanzate, mine non identificabili, armi leggere e facili
all’impiego, che possono essere usate anche da bambini, telefoni cellulari e si finanziano con
saccheggio, mercato nero, assistenza esterna, come gli aiuti delle diaspore etniche e religiose,
“tassazione” dell’assistenza umanitaria, sostegno di governi confinanti, commercio illegale
di armi, droga, beni pregiati come petrolio e diamanti.
38 Osserva drasticamente E. Cecchini (Storia della guerriglia. Dall’antichità all’età nucleare, Milano, 1990):
«Se la storia della guerriglia – benché senza regole, feroce ed indiscriminata – sotto molti aspetti può essere
considerata facente parte del grande quadro della storia militare, la storia del terrorismo appartiene alla
criminologia». Purtroppo non esiste però una definizione internazionalmente accettata di terrorismo, che lo
differenzi dalle guerriglie e dalle guerre di liberazione; ma anche questo è un vecchio problema già comparso
nella seconda guerra mondiale, si pensi ad esempio alle polemiche sull’attentato di Via Rasella a Roma.
39 Cicerone nell’VIII filippica, cit. in H. Grotii, De jure belli ac pacis, Amstelaedami, 1735, liber III, caput 21,
§ 1, p. 907.
40 K. J. Holsti, The state, war and the state of war, Cambridge, 1996, pp. 20-21, 27.
41 J. Keegan, The Changing Face of War, in Wall Street Journal Europe, 26-11-01, p. A6. Le organizzazioni
terroristiche sono un esempio di «déterritorialisation» delle relazioni internazionali, in un sistema «post-
wesphalien», nel quale operano «d’acteurs transnationaux cherchant à faire reconnaître leur autonomie par
la contestation des prérogatives étatiques» (Roche, op. cit., p. 112).
42 Un aspetto particolare, e distinto, del fenomeno è l’esistenza negli Stati Uniti e in Gran Bretagna di agenzie,
riconosciute dallo Stato, che magari se ne serve quando non può utilizzare le forze regolari, fornitrici di
«services militaires», in pratica di mercenari (cfr. O. Hubac-Occhipinti, Armées: La relative privatisation de
la violence armée, in F. Géré-A. Blin [sous la direction de], Puissances et influences. Annuaire géopolitique
et géostratégique 2002-2003. Parigi, 2002, pp. 189-94).