Page 181 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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(9). Sia· le memorie dei funzionari coloniali, sia, e forse soprattutto, i ricordi colo-
niali della Rima Caveri e della Hoffmann, costituiscono una fonte non trascurabile
per lo storico che voglia affrontare gli aspetti della vita quotidiana durante la guerra
nelle nostre colonie.
Prima di entrare nell'argomento dei fronti africani in guerra nel1940, desidero
fare qualche osservazione sul periodo della vigilia. Nelle linee generali ·condivido
ciò che è stato detto in questi giorni dai relatori che mi hanno preceduto sulla situa-
zione delle diverse Forze Armate il 10 giugno 1940, in particolare con ciò che il
prof. Minniti ci ha detto sul piano di guerra ed il generale Bertinaria sul Comando
Supremo e che si può sintetizzare eon la felice ed esplicita proposizione del pròf ..
Andrè: «Mussolini è al centro della scena». E questo ci porta al cuore del problema,
il ruolo di Mussolini. Il prof. De Felice, nel primo tomo del recente volume della
biografia del dittatore fascista, affronta il problema del rapporto Mussolini-vertici
delle Forze Armate e definisce l'azione del Duce nei confronti degli Stati Maggiori
di Esercito, Marina ed Aeronautica con un termine truculento che rende molto be-
ne il significato della politica in questione, «dissossamento» (10). Secondo De Felice
- ed io concordo con lui - Mussolini avrebbe progressivamente «dissossato» gli
Stati Maggiori delle tre Armi. Con questa sua politica egli ottenne strumenti più
docili e da lui più dipendenti, a scapito di quell'autonomia professionale e tecnica,
tipica di ogni Stato Maggiore che si rispetti. La più grave conseguenza che ne scatu-
rl fu una progressiva deresponsabilizzazione dei vertici militari con gli effetti dele-
teri che diversi relatori hanno messo in luce. Ma se è giusto imputare al dittatore
la responsabilità preponderante di questa politica, è pure vero che da parte dei «dis-
sodati», e cioè degli Stati Maggiori, non ci furono reazioni che andassero in senso
contrario, che mirassero cioè alla difesa della funzionalità della istituzione e della
responsabilità delle competenze professionali dei capi militari. La puntuale e acuta
relazione del prof. Minniti sul piano di guerra - con la quale pienamente concordo
- viene addirittura a dimostrare un partecipazione attiva, una collaborazione dei
vertici militari all'opera mussoliniana di «dissodamento» degli Stati Maggiori. È op-
portuno, ad evitare confusione di giudizio e di prospettiva, rendersi conto con chia-
rezza che, acquisita la responsabilità primaria di Mussolini, non possono però essere
messe in dubbio anche le responsabilità degli Stati Maggiori delle tre Armi, che ar-
rivarono alla guerra con una struttura di comando rigida ed inefficace.
Si giunge cosl al paradosso dellO giugno 1940, quando l'Italia dichiara guerra
alla Gran Bretagna ed alla Francia restando sulla difensiva: l'Italia, che ha dichiara-
to guerra, subisce proprio da questi due Paesi le prime azioni belliche. E il parados-
so è ancora più evidente sui fronti africani, dQVC pure sarebbero state possibili ope-
razioni di non grande costo; che potevano essere messe in atto da esperti' comandan-
ti coloniali, conoscitori del terreno e delle popolazioni, sfruttando a pieno le carat-
teristiche di aggressività e di mobilità delle truppe indigene inquadrate nel nostro
Esercito.
(9) Lilla Rima Caveri, I uentimi/4. Libill tuldio, Firenze Libri, 1988; Paola Hoffmann, lA mia Libia,
Genova, Marietti, 1990. ·
(10) Renzo De Felice, Musso/ini l'tllletlto. L'Italia in gr~m~~ 1940- 194J, tomo l, D.l/4 gr~m~~ bmJe .0.
guemz lunga, Torino, Einaudi, 1990, p. 14.
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