Page 183 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
P. 183

possa chiarire la questione. Rovighi e lo storico inglese Mockler sottolineano come
          l'episodio Pesenti segua lo scontro di el Waq che segnò la prima vittoria britannica
          - anche se di piccole dimensioni - che però fu ritenuta importante dal Comando
          inglese, perché evidenziò l'efficienza delle loro truppe (14). Mockler, inoltre, sembra
          optare per l'ipotesi che Pesenti fosse  in contatto con i britannici {15)  e cita anche
          una frase di Churchill tratta da una sua lunga memoria per i Capi di Stato Maggio-
          re, che farebbero pensare ad un movimento di opinione sulla questione dell'armisti-
          zio molto più ampio e ben al di là della sola persona di Pesenti.  Scrive Churchill,
          in una data che Mockler colloca all'incirca una settimana dopo l'incidente Pesenti
          con il duca Amedeo, «at any time we may receive armistice proposals /rom the cut-o/1
          ltalian gamison in Ethiopia» {16).  Ma anche questa aspettativa di Churchill, pur es-
          sendo importante, perché comunque indicativa di qualcosa che stava accadendo nel-
          l'Impero italiano e che noi con sicurezza abbiamo individuato nella proposta di Pe-
          senti al duca Amedeo,  aggiunge solo un elemento in più di dubbio nel senso che
          accennavo sopra.
               Un'altra considerazione meritano i fronti africani su un aspetto che è seconda-
          rio,  ma che non per questo,  riveste importanza su questi scacchieri di guerra;  mi
          riferisco a quel tipo di azioni che, sia il terreno, sia l'esperienza di molti comandanti
          e ufficiali coloniali e le caratteristiche delle truppe coloniali stesse potevano suggeri-
          re. In Africa settentrionale, ad esempio, i gruppi di meharisti e di sahariani autocar-
          rati e  il raggruppamento  automobilistico  della  Cirenaica avrebbero  potuto essere
          , adoperati per operazioni in profondità nel deserto, dietro le linee britanniche, per
          atti di sabotaggio, incursioni sui comandi avanzati e informazione. Non risulta che
          questo  tipo di azione  sia  mai stato intrapreso neppure quando i britannici con il
          «Long Range Desert Group», lo «Special Air Services» e la «Popsky Private Army»
          iniziarono questo tipo di azio~i, che disturbarono in non trascurabile misura i no-
          stri aeroporti, le nostre linee di rifornimento ecc ..
               Il fatto stupisce perché, durante le ultime operazioni di riconquista della Tripo-
          litarua nel1925 e della riconquista del Fezzan nel1929, Graziani aveva costituito
          una colonna mobile, articolata su autocarri che trasportavano munizioni, acqua, vi-
          veri e carburante, meharisti, cavalleria libica, una squadriglia di autoblindo o aerei
          in funzione di ricognizione, individuazione e attacco ai nuclei della resistenza. Cer-
          tamente il nemico britannico era altra cosa dai partigiani libici,  ma il terreno t!ra
          lo stesso e qualche risultato poteva essere raggiunto, adeguando alle nuove necessità
          e al nuovo nemico l'esperienza acquisita.  Il generale Bovio,  in una conversazione
          privata con me, osservava giustamente che un elemento negativo poteva parzialmen-
          te spiegare il perché di questa inerzia operativa, ed era costituito dal personale me-
          dio di Stato Maggiore che veniva inviato in colonia. Questi ufficiali sarebbero stati
          in un certo senso gli scarti dello Stato Maggiore. È indubbio allora fhe questo fatto
          abbia inciso, ciò però sposta il nostro problema da Tripoli a Roma. E vero forse che
          bisogna anche pensare ad un fattore più generale; alla mentalità di una classe diri-
          gente italiana e quindi anche degli ufficiali. Infatti, se noi consideriamo la mentali-
          tà da un punto di vista storico e cioè come figlia di una cultura sedimentata nel Pae-


          (14)  A. Rovinghi, op. cit., p.; Anthony Mockler, Hai/e Sel/4ssie's m,r, Oxford University Press,  1984,
              p.  304.
          (15)  lvi, p.  305.
           (16)  lvi.

                                                                                  181
   178   179   180   181   182   183   184   185   186   187   188