Page 138 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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               spunti preziosi per altre ricerche e considerazioni e,  se si  vuole, interpre-
               tazioni,  che peraltro, a mio avviso,  chiariscono ulteriormente fatti  e per-
               sonaggi  e  convalidano  o  rafforzano  valutazioni  già  acquisite,  ma  non
               rendono  necessario  che  la  storia  dell'8  settembre venga  riscritta.

                    1'8 settembre fu  -  e resta -  la  data più tragica,  funesta  e nefasta
               della storia del nostro Stato unitario e quella che più di ogni altra ipotecò
               il  corso successivo  degli  avvenimenti fino  al momento attuale che,  come
               sostiene Renzo De Felice;,  ha la  sua radice proprio nel trauma remoto di
               quella  disfatta,  subito  rimosso,  mai  sanato.
                    Il  punto  nodale  da  sciogliere  riguarda  proprio la  diversità di  com-
               portamento delle Forze Armate italiane il 25 luglio e 1'8 settembre 1943:
               prova di saldezza morale, di attaccamento ai valori nazionali tradizionali,
               di possesso  elevato  di  doti militari, il  2 5 luglio;  insufficienza delle  stesse
               doti morali e militari negli  alti livelli  di comando che,  nei  precedenti 39
               mesi di guerra, nonostante tutto, avevano alimentato con continuità lo spi-
               rito e guidato i comportamenti delle loro unità, impegnate simultaneamente,
               o  in  tempi  diversi,  in  ben  quattro  teatri  operativi,  1'8  settembre.


               Il 25  luglio
                    Il  2 5 luglio era stato inteso dalla grandissima maggioranza dell'opi-
               nione pubblica italiana come l'acquisizione della pregiudiziale ineludibile
               per porre fine  all'alleanza  con la  Germania e per far  uscire l'Italia dalla
               guerra. Tali  i  fini  ultimi  della  defenestrazione  di  Mussolini  e  dell'inizio
               della  defascistizzazione dello Stato.  Diversamente tanto sarebbe valso la-
               sciare la situazione politica interna italiana così com'era il 24 luglio.  Alla
               frase  contenuta nel messaggio  del  nuovo  Capo del  Governo,  maresciallo
               d'Italia Pietro Badoglio -  "la guerra continua" -venne attribuito da molti
               valore  puramente  strumentale,  variamente  inteso.
                   Quello del 25 luglio era un problema di per sé unico e unitario con,
               nondimeno, tre aspetti distinti, ma non separabili, in quanto vicendevol-
               mente influenzantisi:  il  rovesciamento  di  Mussolini  e  conseguentemente
               della  posizione internazionale dell'Italia quali  reazioni  avrebbe prodotto
               da parte dei fascisti, da parte dei tedeschi, da parte degli anglo-americani?
               Il governo Badoglio ritenne di poter risolvere il problema scindendone nel
               tempo i tre aspetti e al terzo aspetto si cominciò a pensare solo il 2 agosto,
               su sollecitazione di Ambrosio, commettendo così un errore concettuale d' im-
               postazione,  dal  quale  derivò  una vera  "cascata"  di  sbagli  madornali  di
               condotta. Per la soluzione del problema il nuovo governo valutò conveniente









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