Page 139 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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L'S SETTEMBRE E LE FORZE ARMATE ITALIANE 139
ricorrere e adottare una politica di estrema rigidità in materia di manteni-
mento dell'ordine pubblico, di dissimulazione nei confronti dei tedeschi, di
traccheggiamento, per così dire, nei riguardi degli anglo-americani.
La reazione dei fascisti non vi fu: la stessa Milizia Volontaria per la
Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) accolse senza battere ciglio la sostituzio-
ne sul bavero della giubba dei fasci con le stellette. I tedeschi ristettero
da una reazione immediata violenta, decisa in un primo momento da Hi-
tler, per il timore che potesse fallire- stanti il rapporto di forze e l'impe-
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gno di parte di tali forze nei combattimenti in Sicilia <) - e fecero ricorso
anch'essi alla dissimulazione, senza rinunziare nondimeno ad allestire con-
temporaneamente un dispositivo idoneo a occupare militarmente l'Italia
al momento voluto. Gli anglo-americani interpretarono al peggio il trac-
cheggiamento, inteso come politica di machiavellica doppiezza, non mo-
dificarono la richiesta di resa incondizionata e sottovalutarono i vantaggi
che sarebbero potuti derivare dalla nuova situazione, insistendo nel dare
esecuzione ai loro piani operativi congegnati assai prima del 2 5 luglio.
Il 25 luglio fu peraltro possibile in primo luogo perché i suoi prota-
gonisti poterono sentirsi sicuri e fiduciosi circa la tenuta e il sostegno del-
le Forze Armate che, infatti, furono lo strumento-chiave della manovra
politica, garantendo al Re e al nuovo governo la sicurezza dell'ordine pub-
blico e un certo controllo della situazione militare generale.
I quarantacinque giorni del governo Badoglio
Durante i quarantacinque giorni che intercorsero tra il 2 5 luglio e
1'8 settembre la situazione generale del paese si guastò ulteriormente sul
piano morale, psicologico e materiale.<5)
(4) Gli anglo·americani disponevano nel Mediterraneo di 35 divisioni organicamente
complete tra la Sicilia, la Tunisia, l'Algeria, la Libia, l'Egitto, il Marocco; 6 navi da
battaglia, 4-6 portaerei, 20-25 incrociatori, 100 cacciatorpediniere, 2 monitori, 180
mezzi da sbarco, 140-150 sommergibili, 2 milioni di stazza di naviglio mercantile;
5000 velivoli, di cui 3500 nel settore costiero tunisino e algerino (2000 caccia e 1500
bombardieri), 400 nell'isola di Malta, 600 tra Gabes e Tripoli, 500 nella zona di
Bengasi.
(5) I rifornimenti di materiale primo e di prodotti finiti dall'estero erano ridotti ai mini-
mi termini e, taluni, addirittura azzerati. I trasporti erano semi-paralizzati e stavano
avviandosi verso il blocco totale. I generi commestibili non coprivano più, nelle cit-
tà, i fabbisogni minimi previsti dalle carte annonarie e, in tutto il paese, scarseggia-
vano anche i prodotti tessili autarchici. Stanco moralmente e fisicamente il paese
anelava alla pace, nella consapevolezza che ormai non vi fosse più nulla da fare.
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