Page 140 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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                   Di giorno in giorno cadde l'iniziale certezza della identificazione del-
               la caduta del fascismo con l'uscita dell'Italia dalla guerra. Il governo, pur
               consapevole che prima o dopo sarebbe sopravvenuto il momento della ve-
               rità, non poteva far nulla, stante la politica della dissimulazione, per apri-
               re gli animi degli italiani alla speranza e alla prospettiva della sollecita uscita
               dalla guerra. Anzi, costretto a fare buon viso a gioco assai pericoloso, re-
               stava  quasi  inerte di  fronte  all'arroganza,  alla  prepotenza,  agli  arbitri e
               ai soprusi delle truppe tedesche in afflusso nella penisola dal 26 luglio al
               17 agosto, data quest'ultima in cui l'arrivo di grandi unità tedesche ebbe
                       6
               termine.< l  Il governo non faceva  altro -  e la stampa ne riportava i ter-
               mini- che ripetere e rinnovare la professione di fedeltà dell'Italia all'Asse
               e della  determinazione italiana di proseguire la guerra contro gli  anglo-
               americani.  m
                   I  tedeschi,  nei  quarantacinque giorni,  continuarono a  fare  finta  di
              accettare per buone le  profferte italiane, mentre badarono soprattutto a
              mettere in essere potenzialmente un dispositivo capace di assicurare asso-
              lutamente il possesso dell'Italia settentrionale, a nord dell'allineamento La
              Spezia-Rimini  e,  possibilmente,  anche  quello  delle  regioni  centro-meri-
              dionali. Essi assunsero perciò l'opportuna dislocazione per il controllo del
              territorio italiano e per il pronto intervento al momento voluto e subordi-
               narono la loro dislocazione a quella delle forze italiane per poterle agevol-
              mente incapsulare e neutralizzare, non senza tenere conto anche delle esi-
              genze  proprie  derivanti  dalla  minaccia  di  sbarchi  anglo-americani,  da
              fronteggiare non con truppe schierate a  cordone lungo i litorali,  ma con
              il  ricorso  a  robusti  contrattacchi  contro  le  unità  sbarcate.
                   Gli anglo-americani intensificarono i loro bombardamenti aerei sul-
              la penisola, in particolare sui grandi centri urbani e su quelli industriali,
              continuando a  mietere altre migliaia  di  vittime e  a  ingigantire i  cumuli
              di macerie ai quali venivano riducendosi molte località e molti impianti
              di  produzione.


              (6)  Dall'alba del 26 luglio al 17 agosto scesero in Italia, attraverso i passi del Brennero,
                  di Resia, Dobbiaco, Tarvisio, Piedicolle, Postunia: 8 divisioni (6 di fanteria, 2 coraz-
                  zate),  l  brigata da montagna,  l  divisione paracadutisti (fatta affluire dalla Francia),
                  una miriade di unità non indivisionate dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica,
                  delle  SS,  della  controaerei,  dei  servizi.
              (7)  Ancora alle ore 12 dell'8 settembre, il Re, ricevendo per la presentazione delle cre-
                  denziali il nuovo ambasciatore tedesco in Roma, Rudolph Rahn, gli assicurò che l'I-
                  talia non avrebbe capitolato e che avrebbe continuato sino alla fine la lotta a fianco
                  della Germania "con la quale l'Italia è legata per la vita e la morte". Lo stesso avevano
                  fatto  il  30 agosto  il  ministro Guariglia  e  il  3  settembre il  maresciallo  Badoglio.









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