Page 140 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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140 FILIPPO STEFANI
Di giorno in giorno cadde l'iniziale certezza della identificazione del-
la caduta del fascismo con l'uscita dell'Italia dalla guerra. Il governo, pur
consapevole che prima o dopo sarebbe sopravvenuto il momento della ve-
rità, non poteva far nulla, stante la politica della dissimulazione, per apri-
re gli animi degli italiani alla speranza e alla prospettiva della sollecita uscita
dalla guerra. Anzi, costretto a fare buon viso a gioco assai pericoloso, re-
stava quasi inerte di fronte all'arroganza, alla prepotenza, agli arbitri e
ai soprusi delle truppe tedesche in afflusso nella penisola dal 26 luglio al
17 agosto, data quest'ultima in cui l'arrivo di grandi unità tedesche ebbe
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termine.< l Il governo non faceva altro - e la stampa ne riportava i ter-
mini- che ripetere e rinnovare la professione di fedeltà dell'Italia all'Asse
e della determinazione italiana di proseguire la guerra contro gli anglo-
americani. m
I tedeschi, nei quarantacinque giorni, continuarono a fare finta di
accettare per buone le profferte italiane, mentre badarono soprattutto a
mettere in essere potenzialmente un dispositivo capace di assicurare asso-
lutamente il possesso dell'Italia settentrionale, a nord dell'allineamento La
Spezia-Rimini e, possibilmente, anche quello delle regioni centro-meri-
dionali. Essi assunsero perciò l'opportuna dislocazione per il controllo del
territorio italiano e per il pronto intervento al momento voluto e subordi-
narono la loro dislocazione a quella delle forze italiane per poterle agevol-
mente incapsulare e neutralizzare, non senza tenere conto anche delle esi-
genze proprie derivanti dalla minaccia di sbarchi anglo-americani, da
fronteggiare non con truppe schierate a cordone lungo i litorali, ma con
il ricorso a robusti contrattacchi contro le unità sbarcate.
Gli anglo-americani intensificarono i loro bombardamenti aerei sul-
la penisola, in particolare sui grandi centri urbani e su quelli industriali,
continuando a mietere altre migliaia di vittime e a ingigantire i cumuli
di macerie ai quali venivano riducendosi molte località e molti impianti
di produzione.
(6) Dall'alba del 26 luglio al 17 agosto scesero in Italia, attraverso i passi del Brennero,
di Resia, Dobbiaco, Tarvisio, Piedicolle, Postunia: 8 divisioni (6 di fanteria, 2 coraz-
zate), l brigata da montagna, l divisione paracadutisti (fatta affluire dalla Francia),
una miriade di unità non indivisionate dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica,
delle SS, della controaerei, dei servizi.
(7) Ancora alle ore 12 dell'8 settembre, il Re, ricevendo per la presentazione delle cre-
denziali il nuovo ambasciatore tedesco in Roma, Rudolph Rahn, gli assicurò che l'I-
talia non avrebbe capitolato e che avrebbe continuato sino alla fine la lotta a fianco
della Germania "con la quale l'Italia è legata per la vita e la morte". Lo stesso avevano
fatto il 30 agosto il ministro Guariglia e il 3 settembre il maresciallo Badoglio.
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