Page 145 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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L'S SETIEMBRE  E  LE  FORZE  ARMATE  ITALIANE                     145

               del Comando Supremo, Superesercito diramò la poi divenuta famosa "me-
               moria 44/op. ", nella quale veniva prospettata la probabilità di un immi-
               nente aggressione tedesca, ma non quella dell'armistizio. La memoria poneva
               in evidenza l'esclusivo carattere di controrisposta da conferire agli  inter-
               venti italiani: lasciare di fatto ai tedeschi la libertà di iniziativa inibita in-
               vece  agli  italiani,  subordinare  l'attuazione  delle  varie  misure  indicate
               nell'ordine di Superesercito, consentendone nondimeno la messa in esecu-
               zione di iniziativa nei soli casi in cui fosse da evitare ogni indugio o non
               fosse  possibile materialmente chiedere il preventivo benestare. 0  9 > La  me-
               moria giunse ai  destinatari  tra  il  3  e  il  5  settembre.
                    Fu solo il 6 settembre che il Comando Supremo ruppe il suo tenace
               silenzio st.ll'argomento e diramò il "promemoria n.  l", diretto agli Stati


               Jegue  nota
                   imprese accurate e con reparti di forza adeguata; raccogliere le truppe non aventi
                   altro impiego per tenerle alla mano in località importanti; porre le artiglierie nelle
                   condizioni della massima mobilità" Le operazioni delle unità italiane nel settembre-ottobre
                   1943,  Roma,  Ufficio  Storico  dello  S.M.E.,  1975.
                   Convegno itala-tedesco in Tarvisio del 6 agosto 1943. Partecipanti, da parte italia-
                   na: il ministro degli esteri Raffaele Guariglia, il Capo di Stato Maggiore Generale,
                   gen. Vittorio Ambrosia; da parte tedesca, il ministro degli esteri Joachim Ribben-
                   trop,  il  Capo di  Stato  Maggiore  Generale,  feldmaresciallo  Wilhelm Von  Keitel.
                   Nel convegno: nel mattino, vennero trattati gli aspetti politici della nuova situazio-
                   ne e Guariglia, a Ribbentrop che lo aveva espressamente chiesto, diede la sua paro-
                   la  d'onore che la sostituzione di  Mussolini era stato un provvedimento di  ordine
                   politico interno e che l'Italia avrebbe continuato a essere fedele all'alleanza con la
                   Germania e non avrebbe preso contatti separati con gli anglo-americani; nel pome-
                   riggio, si passò a trattare dei problemi militari; Ambrosia espresse vivaci ed energi-
                   che rimostranze per la calata in Italia, senza neppure un preavviso, di grandi unità
                   tedesche, con il chiaro intendimento dell'O.K.W . di voler abbandonare a sé stesse
                   la  Sicilia  e l'Italia  meridionale,  per il  concentramento  in atto di  forze  tedesche  a
                   ridosso  di  Roma e  a  cavaliere  dell'Appennino ligure-tosco-emiliano e,  infine  per
                   la funzione di "spalto della difesa germanica" che l'O.K.W. lasciava chiaramente
                   intendere di  voler  attribuire all'Italia.  Von Keitel  controbatté che  l'afflusso  delle
                   forze tedesche era stato sempre notificato ai posti di frontiera italiani, si disse sor-
                   preso di apprendere che il governo e le forze armate italiane non si sentissero più
                   padroni  in casa loro -  come aveva  sottolineato Ambrosia  -  per i  soprusi e  le
                   prepotenze che i tedeschi venivano compiendo, dichiarò che proprio per difendere
                   l'Italia la Germania stava aumentando la sua presenza militare nella penisola e pro-
                   prio per fronteggiare un attacco in forze nel golfo di Genova, che sembrava gli anglo-
                   americani volessero effettuare in coincidenza con un altro  nei Balcani.  Ambrosia
                   disse allora che anche l'Italia avrebbe voluto rinforzare il suo dispositivo difensivo
                   nella  penisola e chiese perciò di  poter ritirare l'intera 4 a  Armata dalla  Provenza
                   e alcune divisioni della 2 a  Armata dislocate nella Slovenia e  nella Croazia. Keitel
                   disse di rimettere a Hitler la richiesta italiana, promettendo di appoggiarla. (F. Ste-
                   fani.  8  settembre  1943.  Gli armistizi  dell'Italia,  Milano,  Marzorati,  1991).
               (19)  V.  in allegato  n.  8,  una  sintesi  della  "Memoria  44/op. " .








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