Page 149 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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L'S  SETTEMBRE  E LE  FORZE  ARMATE ITALIAN E                     149

               scaricò, al momento della partenza di Roatta per Pescara, su Carboni, ol-
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               tre  tutto  con  ordini  confusi  e  contraddittori.<5)
                   Carboni si lasciò prendere da nero pessimismo e spaventare dalle mi-
               nacce dei bombardamenti tedeschi; la sua azione di comando non fu  solo
               carente, ma addirittura nulla. Ebbe in mano uno strumento efficiente, nu-
               mericamente e qualitativamente di gran lunga superiore di quello contrap-
               posto tedesco,  con tutte le  possibilità di  successo  e non volle  utilizzarlo.
               L'ordine scritto di Roatta per il ripiegamento verso Tivoli fu  tardivo,  af-
               frettato, incongruo perché emanato quando già si  combatteva per la dife-
               sa di Roma. Ancora più deleteria fu l'accettazione della resa nel pomeriggio
               del giorno  10 quando venne sospesa la  battaglia nella fase  decisiva di cui
               era ormai quasi sicuro il successo.  Il successo a Roma avrebbe cambiato
               le  sorti di molte grandi unità nei vari scacchieri operativi, per effetto so-
               prattutto del  suo  valore  morale.  La  resa  ebbe invece  un effetto  negativo
               sull'intera Nazione e dissolse il più valido ed efficiente complesso di forze
               terrestri  ancora  in  vita.

               Le  dimensioni  della  disfatta

                   Nei tre giorni che vanno dalla sera dell'8  settembre a  quella dell' 11
               il Comando Supremo, Superesercito, Supermarina, Superaereo, gli alti co-
               mandi  periferici  al  livello  di  gruppo  di  armate e  di  armata  si  disfecero
               e dissolsero;  i Sottocapi di  Stato Maggiore di Supermarina e di Superae-
               reo, come da ordine ricevuto, ebbero peraltro modo di intervenire al fine
               del trasferimento, in ossequio alle clausole armistiziali, di unità varie nei
               porti e aeroporti liberi dalla presenza tedesca. Delle Forze Armate italiane
               rimasero funzionali quelle dislocate in Sardegna, Corsica, Calabria, Basi-
               licata e Puglia, mentre parte di quelle dislocate nei territori occupati e nel-
               l'Egeo impugnarono le armi contro i tedeschi e combatterono fino ai limiti
               del possibile e oltre. Si crearono così vere e proprie isole di resistenza che
               combatterono per tempi più o meno lunghi, alcune delle quali fecero cau-
               sa  comune  con  le  formazioni  partigiane antitedesche  dei  vari  paesi.
                   Lo  scioglimento di gran parte delle unità non partì dal basso, anche
              se vi furono episodi, da parte di singoli o di gruppi diversi, di abbandono
              volontario delle armi e di getto alle ortiche dell'uniforme e anche episodi
              di liquidificazione spontanea; ma la resa ai tedeschi, in Italia e fuori, venne



              (25)  V. in allegato n. 13, gli ordini del gen. Roatta e del gen.  De Stefanis al gen. Carboni,
                   e allegato n. 14, la situazione delle Forze terrestri italiane e germaniche alle ore 20.00
                   dell'8  settembre  1943.









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