Page 152 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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152 FILIPPO STEFANI
volontariamente ad affiancarsi alle forze militari si erano battuti valorosa-
mente in decine e decine di località nei dintorni di Roma. Gli alti coman-
di militari, anziché trarre la linfa spirituale insita in tale situazione, ne
spensero i bagliori e decretarono lo sfascio di un organismo che, nono-
stante la confusione e l'ambiguità degli ordini e dei comportamenti di Su-
peresercito e il declinare delle proprie precise responsabilità da parte di
Carboni, avrebbe potuto costringere i tedeschi a ripiegare a nord di Ro-
ma, consentendo la liberazione dell'intera Italia meridionale e di buona
parte di quella centrale.
Dallo sfascio generale si salvarono la Squadra navale del Tirreno che
perse la corazzata Roma affondata durante il trasferimento verso la Sarde-
gna dall'aviazione tedesca e il distaccamento dello Ionio, ma caddero nelle
mani dei tedeschi ben 124 unità, alcune delle quali vennero poi impiegate
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in operazioni belliche sotto bandiera germanica. < 6)
L'Aeronautica, tra il 9 e l' 11 settembre, riuscì a far raggiungere basi
aeree amiche a circa 200 velivoli, un pò più della metà dei velivoli opera-
tivamente efficienti; 90 caccia, 2 5 bombardieri e 20 aerosiluranti opera-
rono successivamente in rinforzo dell'Aeronautica anglo-americana.
Le dimensioni della disfatta furono dunque immani; quasi nulla si
salvò; centinaia di migliaia di soldati, ingenti quantitativi di armi, mezzi
e materiali vari, l'intera struttura e tutto l'insieme dell'apparato militare
nazionale, caddero per la gran parte nelle mani dei tedeschi.
Conclusione
Continuano a sussistere versioni diverse dei fatti e dei comportamenti,
si realizzano nuove acquisizioni documentarie e testimoniali, si sovrap-
pongono vecchie e nuove tesi e interpretazioni degli avvenimenti. I cin-
quant'anni trascorsi non hanno spento le polemiche, ma le hanno solo
attutite. Se il compito della storia - come di recente ha ripetuto il profes-
sar Renzo De Felice - "è di comprendere, non di erigersi a giudice" ,
sarebbe fuorviante ridurre il comportamento dei principali personaggi di
quel momento ad atti di indecisione, di ambiguità e di paura, ma non
lo sarebbe meno se facessimo astrazione dal fattore "emotività", che ebbe
gran parte nella impostazione e condotta degli avvenimenti. Per compren-
dere 1'8 settembre occorre, inoltre, allargare il discorso e guardare dentro
(26) V. in allegato n. 15, la situazione della Flotta italiana dopo l'armistizio.
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