Page 152 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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               volontariamente ad affiancarsi alle forze militari si erano battuti valorosa-
               mente in decine e decine di località nei dintorni di Roma. Gli alti coman-
               di  militari,  anziché  trarre la  linfa  spirituale  insita  in  tale  situazione,  ne
               spensero  i  bagliori  e  decretarono  lo  sfascio  di  un organismo  che,  nono-
               stante la confusione e l'ambiguità degli ordini e dei comportamenti di Su-
               peresercito e il  declinare delle  proprie precise responsabilità da parte di
               Carboni, avrebbe potuto costringere i tedeschi a  ripiegare a  nord di  Ro-
               ma,  consentendo la  liberazione dell'intera  Italia  meridionale e  di  buona
               parte  di  quella  centrale.
                    Dallo sfascio generale si salvarono la Squadra navale del Tirreno che
               perse la corazzata Roma affondata durante il trasferimento verso la Sarde-
               gna dall'aviazione tedesca e il distaccamento dello Ionio, ma caddero nelle
               mani dei tedeschi ben 124 unità, alcune delle quali vennero poi impiegate
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               in  operazioni  belliche  sotto  bandiera germanica.  < 6)
                    L'Aeronautica, tra il 9 e l' 11  settembre, riuscì a far  raggiungere basi
               aeree amiche a circa 200 velivoli, un pò più della metà dei velivoli opera-
               tivamente efficienti;  90 caccia,  2 5 bombardieri e 20 aerosiluranti opera-
               rono  successivamente  in  rinforzo  dell'Aeronautica  anglo-americana.
                    Le  dimensioni  della  disfatta  furono  dunque immani;  quasi  nulla  si
               salvò; centinaia di migliaia di soldati, ingenti quantitativi di armi, mezzi
               e materiali vari, l'intera struttura e tutto l'insieme dell'apparato militare
               nazionale,  caddero  per  la  gran  parte  nelle  mani  dei  tedeschi.


               Conclusione

                    Continuano a sussistere versioni diverse dei fatti e dei comportamenti,
               si  realizzano  nuove  acquisizioni  documentarie  e  testimoniali,  si  sovrap-
               pongono vecchie  e  nuove tesi  e interpretazioni  degli  avvenimenti.  I  cin-
               quant'anni  trascorsi  non  hanno  spento  le  polemiche,  ma  le  hanno  solo
               attutite. Se il compito della storia -  come di recente ha ripetuto il profes-
               sar Renzo  De Felice  -  "è di  comprendere,  non  di  erigersi  a  giudice" ,
               sarebbe fuorviante ridurre il comportamento dei principali personaggi di
               quel momento  ad  atti  di  indecisione,  di  ambiguità  e  di  paura,  ma  non
               lo sarebbe meno se facessimo astrazione dal fattore "emotività", che ebbe
               gran parte nella impostazione e condotta degli avvenimenti. Per compren-
               dere 1'8 settembre occorre, inoltre, allargare il discorso e guardare dentro


               (26)  V.  in allegato  n.  15, la  situazione  della  Flotta  italiana  dopo l'armistizio.









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