Page 154 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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154 FILIPPO STEFANI
Nulla o poco, infatti, si può addebitare alla gran parte delle unità
terrestri, navali e aeree italiane circa i loro comportamenti nelle giornate
dell'8 settembre e in quelle successive. Molte unità terrestri si batterono
valorosamente, superando il momento iniziale di sorpresa, di incredulità
e, se si vuole, di sbandamento, mentre la gran parte delle unità navali e
aeree, che furono in condizioni di farlo, obbedirono agli ordini loro im-
partiti di raggiungere porti o basi non caduti nelle mani dei tedeschi. Nel-
l' ambito di molte unità, in particolare della Marina, sorsero perplessità,
dubbi e ripulse circa il dovere di consegnarsi agli anglo-americani, ma quasi
sempre finirono con il prevalere la disciplina e l'obbedienza agli ordini
legittimamente emanati. Molte unità terrestri, resesi conto che gli ordini
di resa diramati dagli Alti Comandi periferici erano stati estorti dai tede-
schi con il puntare le armi direttamente contro la nuca dei comandanti,
non si arresero e si batterono con determinazione, tenacia, coraggio, fino
ai limiti delle possibilità umane, in Italia, nei Balcani, in Corsica, in parti-
colare in Montenegro, in Albania, nelle isole dell'Egeo (Cefalonia, Corfù,
Lero e altrove) e a Roma, dove si combatté, non solo a porta San Paolo
e nella zona di S. Giovanni, ma in altre decine di località della capitale
e dei dintorni (ponte della Magliana, Cecchignola, chiesa e palazzo della
civiltà all'EUR, Lunghezza, Capannelle, ecc.) e in molti paesi finitimi (Al-
bano, Ariccia, Genzano, Velletri, Monterosi, Manziana, Bracciano, Mon-
terotondo, ecc.). Nella lotta contro i tedeschi persero la vita centinaia di
ufficiali, sottufficiali e migliaia di soldati sacrificatisi per debito di onore,
dovere verso la Patria e per fedeltà al giuramento prestato. Molti combat-
timenti vennero ingaggiati senza nessuna speranza di successo.
Centinaia e centinaia di militari, terminati i combattimenti, si rifu-
giarono in montagna e dettero l'avvio, primi di ogni altro, alle formazioni
partigiane e alla lotta per la resistenza, che furono perciò inizialmente un
fenomeno pressoché esclusivamente militare, generato, organizzato, fatto
lievitare da militari. Di dimensioni ancora più rilevanti, per il numero
dei militari che coinvolse - oltre 600 000 - fu il rifiuto opposto ai tede-
schi dalla massa dei militari deportati in Germania che preferirono l'in-
ternamento nei lager e il lavoro coatto alla benché minima adesione ai regimi
di Hitler e di Mussolini.
Furono, questi appena ora sommariamente ricordati, i lampi di luce
che ruppero il buio tenebroso dell'8 settembre e furono quasi solo i solda-
ti delle tre Forze Armate a farli scoccare e splendere.
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