Page 578 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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PRJME  ATIIVITÀ  PARTIGIANE:                                       575

                rappresentato  dal  reticolo  delle  Stazioni  della  Guardia  di  Finanza  e  dei
                Carabinieri:  specie le  prime, ad opera di  un Comando tacitamente con-
                senziente,  e  di  un gruppo  di  qualche decina  di  finanzieri,  provvidero  a
                trasportare  in montagna  uomini,  viveri,  armi  ed  esplosivi.  A  fornire  ai
                dirigenti della nascente Resistenza, divise, falsi  documenti e recapiti sicu-
                ri. A trasmettere informazioni ed ordini vitali,  con una lunga ed accorta
                                                                                10
                attività  tanto  più  decisiva  quanto  meno  storicamente  conosciuta.< l
                     Se  fino  alla  primavera del  1944 il  quadro generale della  situazione
                reale  rimase sostanzialmente invariato sulle  montagne,  sia  per difetto  di
                una direttiva politica omogenea e di piani militari centrali e concreti, che
                per l'effettiva debolezza delle bande stesse, non così può dirsi per le gran-
                di città, segnatamente Torino, Milano, Genova e Bologna, dove a partire
                dall'ottobre  1943, divampa nel sangue la guerriglia dei  Gap, condotta a
                fondo da poche decine di uomini in ogni città, avendo per scopo dichiara-
                to  quello di  coinvolgere sempre maggiormente le  popolazioni civili  nella
                lotta contro fascisti  e tedeschi,  travolgendo  in una spirale aperta le  posi-
                zioni  attesiste  o  attendiste.

                     Quasi tutti gli  storici son d'accordo nel ritenere che questa sia stata
                la conseguenza di uno specifico piano comunista, in base al quale un pic-
                colo gruppo di funzionari di partito, in genere provenienti dalla esperien-
                za spagnola e da quella degli FTP della Francia meridionale, reclutò e mise
                in azione gli uomini necessari. Vi è certamente, in questo, una buona par-
                te di vero, anche se nessuno si è spinto fino a chiedersi quale fu la ragione
                profonda per la quale il PCI abbandonò, in quella occasione, la sua stori-
                ca avversione all'azione individuale: o almeno a quella che non fosse cor-
                relata  ad  un  piano  a  breve  termine  di  sollevazione  delle  masse.
                     In realtà esistono alquante prove, da via Rasella al mancato interven-
                to delle squadre Gap, pur promesso, durante i grandi scioperi in Alta Ita-
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                lia del  l  marzo  1944, che se anche esistesse da parte del PCI una chiara
                decisione globa!e, essa  fu  mirata non tanto alla  sollevazione delle  masse,
                nella  quale non si  aveva del resto alcuna speranza, quanto all'urgenza di
                distrarre dal fronte sovietico il maggior numero possibile di effettivi tede-
                schi.  Il  che  poteva  esser  perseguito  aggravandone le  servitù  militari  do-
                vunque fosse  possibile. Tale esigenza  di  fondo  ebbe un peso  preminente
                almeno  sino  al  6  giugno  1944,  quando  i grandi  sbarchi  in  Normandia


                (10)  P. Meccariello,  La Guardia  di  Finanza  nella seconda guerra  mondiale,  Museo Storico
                     della  G.d.F.,  Roma,  1992,  da  p.  425  in  avanti.









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