Page 576 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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PRIME  ATTIVITÀ  PARTIGIANE:                                      573

                mancavano dagli Stabilimenti di custodia preventiva 14 252 carcerati, da
                quelli  di  pena 4 242,  e da quelli  per minori  5383.  Poiché però un certo
                numero  dei  fuggiti  a  settembre era stato  ripreso,  è possibile valutare -
                su altri indici -  che le evasioni settembrine dovettero essere anche supe-
                                       8
                riori  alla  cifra  indicata. <l
                     Pagina ignorata e tristissima, quella dei  Manicomi offre un quadro
                allucinante. Nel 1946, si  dovette constatare che erano morti o scomparsi
                29-30 000  degenti,  dei  circa  100 000  risultanti  ancora  a  fine  del  1942.
                Ma a questa cifra deve esser aggiunto il grandissimo numero di tutti quei
                malati meno gravi, e non ospitati negli O.P., che 1'8 settembre lasciò sen-
                za tutela sanitaria e spesso anche senza quella familiare.<9l  È probabile che
                i malati di mente siano stati la frazione sociale che pagò lo scotto più alto
                nella  tragedia  globale.
                     L'esistenza di questa enorme massa di naufraghi del grande disastro,
                valutabile  a  non meno  di  400 000  persone,  rende  chiara la  ragione  per
                cui l'ordine pubblico,  nell'Italia  occupata,  conobbe un tracollo  verticale
                molto  prima  ed  indipendentemente dal  sorgere  e  dal  progredire di  una
                qualsiasi forma di resistenza. E di un tale tracollo si erano già visti i linea-
                menti essenziali già dopo il 25  luglio, quando si  erano dovute reprimere,
                con estese fucilazioni, numerose rivolte carcerarie tra detenuti comuni, in
                pari tempo procedendo con rigore contro la marea di saccheggi e sciacal-
                laggi  divampata nelle  città per effetto  delle grandi distruzioni provocate
                dai bombardamenti di mezzo agosto. L'armistizio fece  saltare il  precario
                tappo del controllo militare, e modificò profondamente il quadro psicolo-
                gico  di  riferimento  delle  popolazioni,  abbandonate  ai  propri  timori.
                     È oggi del tutto pacifico che la primissima Resistenza fu militare, vo-
                luta ed attuata cioè da militari saliti in montagna già a ridosso dell'armi-
                stizio, con armi raccolte nei depositi abbandonati. Meno pacifici ne sono
                i motivi, che son da ricercarsi ovviamel'l.te in un ventaglio di opzioni, una
                delle quali, tuttavia, fu  determinante:  per quanto strano oggi  possa sem-
                brare,  essa  fu  la  semplice  fedeltà  al  giuramento  prestato.  Nel  momento
                in cui il Re aveva deciso per tutti, l'ufficiale poteva avere legittimi dubbi,
                ma non fino a ritenersi svincolato dalla parola data e sottoscritta. In quel


                (8)  Da  Statistiche  storiche  dell'Italia,  cit.,  Tav.  53-54,  p .  71-72.
                (9)  V. Porta,  A.  Ermentini e  C.  Cocconcelli,  Le  malattie mentali e l'assistenza psichiatrica
                   in  Italia,  Rivista sperimentale di  freniatria, Vol.  LXXX,  Fase.  l, Poligrafica Reggia-
                   na,  1956.








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