Page 256 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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               sembrava avviata verso altri scenari, costantemente a ricasco delle azioni incrociate dell’alleato
               germanico. Pertanto nell’estate seguente la specialità per la Marina rischiava di sparire. Intanto
               però a Pola si concentrarono volontari per la ventilata costituzione di una compagnia P(ara-
               cadutisti) del Reggimento San Marco, che avrebbe dovuto inquadrare 115 elementi operativi
               e 147 addetti ai servizi. Ai primi di novembre del 1941 tale contingente era già in gran parte
               confluito nella città istriana: alla fine dello stesso mese la compagnia “P” poteva considerarsi
               allestita, mentre contemporaneamente prendeva vita un nuovo reparto speciale sempre all’inter-
               no del San Marco. Il 20 agosto Supermarina aveva ipotizzato azioni di sabotaggio nelle retrovie
               egiziane, mediante l’impiego di piccoli nuclei di guastatori e sabotatori. Era nato così il reparto
               G(uastatori). Di lì a pochi mesi completava il tutto la nascita del battaglione N(uotatori)P(ara-
               cadutisti). Tutti questi reparti ad alta specializzazione, dopo un intenso addestramento, nel 1942
               furono alle dipendenze dirette del comando della Forza Navale Speciale, destinata al supporto
               delle operazioni anfibie. L’obiettivo era Malta, ma presto l’intento venne accantonato e la FNS
               venne sciolta nel gennaio del 1943.
                  Intanto le unità speciali, senza un serio e coerente indirizzo vagarono molto, fino ad arrivare
               fino a Tolone. Il battaglione “N” partecipò all’occupazione della Corsica, poi raggiunse l’omo-
               logo “P” nel novembre 1942 in Provenza. I due battaglioni rimasero in Francia meridionale,
               rispettivamente fino il 6 e 8 febbraio 1943, rientrando in Italia in aprile, vista l’emergenza in
               Africa settentrionale. Il 6 aprile 1943 i due battaglioni speciali del San Marco furono riuniti a
               Livorno in un gruppo battaglioni “N.P.” e posti al comando del capitano di fregata Carlo Simen.
               Verranno utilizzati come tappabuchi, quando necessario, al pari dei propri compagni delle unità
               ordinarie del Reggimento di fanteria di Marina. A similitudine dei paracadutisti della Folgore,
               nati anch’essi per assolvere compiti di natura speciale, i marò dovettero farsi, ancora una volta,
               fanti tra i fanti, su quel fronte africano in cui si decisero le amare sorti della guerra italiana.
                  All’interno di questa tragedia militare, le richieste degli elmetti – come accennato – si som-
               marono, nel tentativo di rendere i marinai quanto meno equipaggiati del minimo indispensabi-
               le. Il problema principale, per molti aspetti speculare a quello incontrato dall’Aeronautica, fu
               l’assoluta dipendenza per i copricapi metallici dalle forniture del ministero della Guerra, che a
               sua volta scontava un grave deficit produttivo, via via che la guerra diveniva sempre più ampia
               e onerosa nello spazio e nel tempo. Ecco quindi solleciti sia per i modelli base per le truppe
               imbarcate o a terra, sia per quelli speciali da paracadutista, da somministrare ai citati reparti
               d’élite, la cui efficienza in addestramento e materiali non poteva essere seconda a nessuno. Era
               infatti impensabile far esercitare o mandare in missione gli specialisti senza elmetto o con quel-
               lo modello 33, solo perché non si era riusciti a rifornirli nei tempi e nei modi più appropriati.
               Per pronta risposta via XX settembre ebbe a commentare: «tale materiale sarebbe stato ceduto
               solo in caso di previsto imminente impiego»,  escludendo quindi la parte addestrativa. A torto
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               o a ragione, il ministero della Guerra addebitava l’indisponibilità alle tempistiche dilatate della
               solita ditta Moneta, anche se il problema era di sicuro più generale.
                  Tale grave situazione preoccupò non poco gli uffici dello Stato Maggiore della Marina, per-
               ché erano consapevoli del fatto che un mancato idoneo equipaggiamento dei propri militari,
               implicava di fatto essere tagliati fuori dalle possibili operazioni interforze pianificate. Diveniva
               quindi anche un problema di prestigio, oltre che di ordine tecnico ed operativo: «se i materiali
               per i paracadutisti non saranno inviati subito non è possibile prevedere impiego dei nostri del





               438 AUSMM, Esigenza C3 Malta, b. 102/quater, f. 3, sf. dotazioni, promemoria per il capo di SM del 6/8/1942.
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