Page 302 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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            delle attività documentarie. Nei piccoli comandi o enti militari la trattazione delle
            questioni, qualunque fosse l’argomento, era accentrata, talora anche in una stessa
            persona che poteva servirsi di personale di «scritturazione» (copiatura e trascri-
            zione atti). Salendo, nella scala gerarchica dei vari organismi militari, la cura
            degli affari era ripartita per argomenti, tanto più specifici quanto più estese erano
            le competenze dell’apparato e, conseguentemente, maggiore era la sua articola-
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            zione interna .
               Seguivano poi una serie di norme sulle tipologie documentarie che costitui-
            vano il carteggio, sui loro caratteri intrinseci ed estrinseci, sulle responsabilità di
            redazione e, ancora, sulla classificazione e trasmissione delle carte. Un partico-
            lare richiamo veniva fatto sul contenuto dei documenti che doveva essere conci-
            so, «pregio importantissimo, risparmio di tempo e di lavoro», ma non a discapito
            della  precisione  e  della  chiarezza,  essenziali  per  evitare  di  dover  ricorrere  ai
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            precedenti (per comprendere, ad esempio, riferimenti citati in forma abbreviata)
            e per non incorrere in un’errata interpretazione, le cui conseguenze, specie in
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            ambito militare, potevano essere estremamente dannose .
               Nuove, rispetto all’istruzione del 1871, le tipologie documentarie del radiote-
            legramma e del fonogramma, da usarsi, nell’ambito del presidio militare, al posto
            del telegramma in caso di particolare urgenza; dimostrazione, questa, dell’evolu-
            zione  dei  mezzi  di  comunicazione.  Di  rilievo,  per  la  standardizzazione  degli
            oggetti documentari prodotti, la prescrizione, al fine di «risparmiare tempo», che
            introduceva l’uso di stampati o simili per la redazione delle lettere, elenchi, stati
            e specchi, per i quali veniva praticamente adottata la stessa formulazione.
               Accanto al carteggio «ordinario» e «riservato», previsti nel 1871, venivano
            aggiunte  altre  due  «classifiche  di  segretezza» :  il  «riservato  personale»  e  il
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               esercito come, ad esempio, quelle sul carteggio ufficiale in esenzione di tassa o non avente
               titolo all’esenzione; sui pieghi raccomandati e assicurati diretti a militari; sui vaglia postali;
               sui telegrammi in franchigia; sulla carta intestata e i bolli d’ufficio.
            20   Suddivisioni e attribuzioni erano stabilite per legge, per decreto reale o per disposizione
               ministeriale.
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                Per tale motivo si prescriveva il solo uso di abbreviazioni o sigle stabilite da particolari
               comunicazioni o pubblicazioni del Ministero della guerra. Per i sistemi di abbreviazione
               adottati dal Regio esercito cfr., ad esempio, Ministero della Guerra, CoMando del CorPo
               di stato MaGGiore, 3487. Segni convenzionali ed abbreviazioni, Roma, Istituto poligrafico
               dello Stato, Libreria, 1939.
            22   La  «responsabilità  derivante  dalla  erronea  interpretazione  di  una  comunicazione  poco
               chiara ricade[va] su chi [l’aveva] firmata».
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                La «classifica di segretezza», spesso erroneamente confusa con il «segreto di Stato», era
               (ed è) l’indicatore del livello di riservatezza applicato, allora solo in ambito nazionale, a
               quelle «informazioni» la cui rivelazione non autorizzata poteva danneggiare la sicurezza
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