Page 300 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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            riuniti in «pacchi distinti e legati» e sul loro dorso dovevano riportare la catego-
            ria, la specialità e le pratiche che contenevano.
               Quando dagli archivi venivano estrapolati singoli documenti, o intere prati-
            che, al loro posto si poneva un «foglietto di carta», su cui doveva essere scritto,
            «per memoria», a chi era stato affidato il documento, o il fascicolo, e la data di
            consegna.  Infine,  sempre  per  assicurare  l’integrità  degli  archivi  e  controllare
            l’accesso alle informazioni, veniva fatto divieto, a chiunque, di togliere, per uso
            personale, documenti dall’archivio o darli in visione a persone estranee, salvo
            per motivi di servizio o previa autorizzazione superiore.
               Una prima osservazione sull’istruzione concerne l’individuazione chiara di
            un unico responsabile della gestione documentaria, il capo servizio, cui esclusi-
            vamente competeva la decisione sulla ripartizione dell’archivio corrente tra le
            articolazioni dipendenti; l’autorizzazione per variazioni e semplificazioni delle
            procedure previste; la verifica della perfetta corrispondenza tra minuta e origina-
            le prima di sottoporre il documento alla firma e procedere alla sua spedizione.
               Sempre al capo ufficio spettava l’assegnazione delle voci di classificazione e
            la loro modifica che doveva motivare con nota sottoscritta. Ciò garantiva, alme-
            no sulla carta, l’uniformità dei titolari e, quindi, l’eliminazione di una «prolifera-
            zione» incontrollata delle voci di classificazione e una corretta sedimentazione
            delle carte. Come segno della pragmaticità dei criteri individuati dalla norma,
            annotiamo la possibilità di adottare una versione «semplificata» del titolario da
            parte di quelle articolazioni che non producevano molta massa documentaria e
            alle quali era consentito di adoperare solo una parte dei livelli di classificazione.
               Inoltre, grazie alla presenza di dati sintetici sulla classificazione e fascicola-
            zione, il registro di protocollo poteva essere utilizzato anche come strumento di
            ricerca  delle  pratiche,  di  identificazione  delle  relazioni  documentarie  e  della
            posizione del singolo atto all’interno dell’archivio, sebbene parzialmente poiché
            erano escluse dalla protocollazione molte categorie di documenti come, nel caso
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            specifico, quelli interni e gli ordini di servizio .










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                Come  noto,  all’origine  dell’attività  di  protocollazione  «c’è  soprattutto,  se  non
               esclusivamente, l’esigenza giuridica di dare al fatto dell’avvenuta ricezione o dell’avvenuta
               spedizione  e  alle  relative  date  certezza  assoluta  e  assoluta  efficacia  probatoria».  Cfr.
               [M. GuerCio], 2, Requisiti funzionali per la gestione informatica dei documenti, in id.,
               Archivistica informatica…cit., p. 81.
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