Page 318 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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Per esaminare l’organizzazione delle carte del Reparto operazioni, riprendia-
mo la ricostruzione dell’evoluzione strutturale e funzionale dell’organo centrale
dell’Esercito da dove ci siamo in precedenza interrotti, ossia dal 1882, anno nel
quale, con il regio decreto n. 968, venivano istituiti lo Stato maggiore dell’Eser-
cito, le cariche di capo di Stato maggiore (che sostituiva quella del comandante
del Corpo di Stato maggiore), del comandante in 2ª del Corpo di Stato maggiore
(per coadiuvare il primo nell’esercizio del comando e, in tempo di guerra, per
disimpegnare le funzioni di sottocapo di Stato maggiore dell’Esercito) e del mag-
gior generale addetto.
Da questo momento il capo di Stato maggiore dell’Esercito assume la respon-
sabilità morale e tecnica della preparazione della guerra e, oltre ai compiti attinen-
ti al comando del Corpo di Stato maggiore (indirizzo dei lavori, reclutamento,
avanzamento e destinazione del personale), gli venivano assegnate le seguenti
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competenze: alta direzione degli studi per la preparazione della guerra , in tempo
di pace e sotto la dipendenza del ministro della Guerra; esame delle questioni
relative alle fortificazioni «in rapporto alle operazioni militari»; presentazione, al
ministro della Guerra, delle proposte in materia di formazione di guerra della
Forza armata ed elaborazione, d’accordo con lo stesso ministro, delle norme gene-
motivi, «uno interno (studiarne i metodi per un’eventuale adozione e/o reazione)» e uno
di carattere politico in quanto le «operazioni di mobilitazione avevano (…) una discreta
estensione nel tempo ed era quindi possibile (almeno in linea teorica) intensificare le trat-
tative diplomatiche». In seguito il ruolo politico degli addetti militari si dilaterà sempre
di più, «sia per le condizioni oggettive nelle quali si trovano ad operare, sia per l’impulso
proveniente dai vertici (capo di Stato maggiore, aiutante di campo del re)». Cfr. a. biaGi-
ni, I documenti dell’archivio dell’Ufficio storico dello Stato maggiore dell’Esercito per la
storia dell’Europa centro-orientale e danubiano-balcanica, in «Bollettino dell’Archivio
dell’Ufficio storico», I (2001), 2, p. 9. Inoltre, sugli addetti militari e sul loro apporto infor-
mativo, anche dal punto di vista documentario, cfr. M.a. frabotta, Le fonti militari presso
l’Archivio storico diplomatico del Ministero degli affari esteri, in Le fonti per la storia mi-
litare italiana in età contemporanea. Atti del III seminario, Roma, 16-17 dicembre 1988,
Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici,
1993 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato, Saggi, 25), pp. 164-176; a. biaGini, Gli archivi
militari per la storia diplomatica, in Le fonti diplomatiche in età moderna e contempora-
nea. Atti del convegno internazionale, Lucca, 20-25 gennaio 1989, Roma, Ministero per i
beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, 1995 (Pubblicazioni de-
gli Archivi di Stato, Saggi, 33), pp. 183-197.
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A partire dal 1895 tali studi presero maggiore sviluppo grazie ai viaggi di Stato maggiore
che consistevano in ricognizioni, svolte da ufficiali dell’organo, aventi lo scopo di studia-
re le possibilità di condotta delle operazioni in determinate zone ritenute probabili teatri di
operazione; di ogni viaggio veniva redatta una relazione minuziosa. Cfr. o. bovio, Storia
dell’Esercito italiano (1861-1990), Roma, Ufficio storico SME, 1996, p. 166.

